VITERBO (UnoNotizie.it)
Esistono due tipi di critici: quelli con la bocca a cuoricino e quelli senza. I primi, appena ne hanno occasione, ti stordiscono con parole vacue e incomprensibili. I secondi, faticano sodo per avere un linguaggio piano e limpido: riuscendo a fondere ad un’enorme cultura una sorprendente umiltà.
Inutile confermare che questi ultimi sono assai rari ed estremamente più utili. Massimo Onofri è un esponente di questa categoria, nato a Viterbo, insegna letteratura all’Università di Sassari. Critico letterario tra i più apprezzati in Italia, collabora con parecchie testate. E’ autore di molti saggi, alcuni dei quali tradotti in più lingue. In questi giorni, dopo il successo della prima raccolta Sensi vietati esce, sempre per i tipi della Gaffi editore, la seconda raccolta di suoi articoli Nuovi sensi vietati che sarà presentato a Viterbo, in anteprima nazionale, presso la Libreria Malatesta – Venerdì 29 maggio alle ore 18,30.
Il libro è una raccolta di critiche corrosive, dove il letterato, ma anche l’uomo Onofri guarda con un misto di disincanto e irritazione il mondo in cui vive, spiandone i riti e le liturgie, i capricci e le manie, le frivole e fugaci leggende televisive. Un libro dove c’è molta letteratura e, contemporaneamente molta politica, come può essere solo il taccuino d’uno scrittore nato per il ritratto e l’epigramma morale, ma che non smette mai di frastornarsi nell’osservare la vita di oggi cosi com’è: un’epica della mediocrità e dell’insignificanza.
Nuovi sensi vietati è un titolo premonitore: sembra che tutta la società sia entrata in un “senso vietato”. Non è solo la questione economica, c’è molto altro. Come se ne esce?
-In effetti non credo che se ne uscirà in poco tempo, se se ne uscirà. Ecco perché mi piace pensare che il SENSO VIETATO sia quello imboccato, alla faccia di tutti, da chi non se la beve. Ho scritto
questo libro con questo intendimento. Non vedo via di salvezza se non individuale, con personale assunzione di responsabilità.-
La Tuscia deve inseguire una modernità, per la quale è già in ritardo, o puntare a conservare l’immenso patrimonio che ha?
-La Tuscia deve puntare a conservare ciò che ha -l'immenso che ha- e valorizzarlo. Valorizzare veramente, infatti, sarà come vedere questa immane bellezza per la prima volta.-
Eppure c’è chi sogna il rombo degli aerei. Non è il silenzio il vero futuro di questa terra?
-Non lo so. Perché prima bisogna vincere un'altra guerra: quella di assicurarselo il futuro.-
Le comunità intermedie si sciolgono. Nicchie di sapori e di saperi scompaiono sotto la spinta dell’omologazione. Prendiamo in considerazione il tifo calcistico a Viterbo. Tutti gli amici dei miei figli, anche quelli viterbesi doc, hanno a cuore: Roma, Milan, Inter o Juve. E’ la banale logica dei numeri e delle televisioni. Vero: ma chi andrà tra dieci anni a guardare la Viterbese?
Avranno ancora senso le comunità intermedie o, anche per loro, saranno tutti “sensi vietati”?
-Certo che avranno senso. Forza Viterbese.-
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