Francesco Menghini è stato docente di letteratura italiana, ora filologo, archeologo e profondo conoscitore della sua terra, la Tuscia, a cui ha dedicato innumerevoli opere di narrativa storica e d’ambiente, studi monografici e poesie. La sua ultima fatica si chiama “Mastarna, il re etrusco di Roma. Storia di una dinastia etrusca”, edizioni Tagete, vincitore nel 2006 del prestigioso “Premio Cardarelli” per la sezione Etruscologia. Il volume è stato presentato dallo stesso autore presso la Libreria del Teatro a Viterbo, scelta come punto d’incontro aperto a nuove esperienze e suggestioni, sulla scia dei caffè letterari ottocenteschi. Quello di Menghini è un romanzo che si legge tutto d’un fiato, foltissimo d'immaginazione ma, nello stesso tempo, non rinuncia ad una minuta documentazione che si immerge nel mistero di una grandissima cultura, dei suoi cifrati enigmi, nella storia di una dinastia, solo apparentemente scomparsa.
Nessuno però scompare completamente, soprattutto se ha lasciato delle tracce e se qualcuno lo ricorda, come è successo al popolo degli etruschi. Dovunque volgiamo gli occhi affiorano segni della loro civiltà, accanto ai monumenti moderni, rinascimentali, medioevali, romani, e sotto forma di sarcofagi, tombe, stele, vasi. Ma la storia etrusca è fatta anche di personaggi che neppure il tenace trascorrere dei millenni è riuscito a cancellare. Il libro tratta di una delle figure più interessanti e controverse a cavallo tra la storia etrusca e quella romana: Mastarna, re etrusco, asceso al potere diventando il sesto re di Roma, con il nome di Servio Tullio. O almeno questo è ciò che un'antica tradizione ci tramanda, supportata dai famosi affreschi parietali della Tomba François di Vulci che illustrano in modo sorprendentemente realistico l'unica pagina di storia narrata dagli stessi etruschi. Il ciclo pittorico raffigura Mastarna, alleato di Celio Vibenna.
Entrambi erano condottieri etruschi impegnati in spedizioni di conquista in Etruria e nei territori circostanti, ed entrambi si rifugiarono, al termine di alterne vicende belliche, sul Monte Celio a Roma. Mastarna avrebbe poi ottenuto il regno e cambiato il proprio nome etrusco, assumendo quello latino di Servio Tullio. Tito Livio in Ab Urbe Condita ci parla ampiamente di lui, delle sue importanti riforme come quella dell'esercito in epoca pre-repubblicana. Si impegnò infatti a favorire il reclutamento degli strati inferiori della società, fino ad allora esclusi dal servizio militare, segnando il primo passo verso il riconoscimento politico di quella che prenderà a chiamarsi plebe.
La Tomba François costituisce un enorme patrimonio artistico storico e culturale di Canino e Francesco Menghini, che di lì è originario, ha concepito la sua opera partendo proprio dall’osservazione dei luoghi dove è nato e cresciuto. Nel libro lo scrittore dà prova della sua capacità di trasformare erudite conoscenze e dettagli tecnici in narrazione romanzata. Così, attraverso scene di vita quotidiana, incontriamo personaggi, luoghi, cerimonie e riti, attività economiche e abitudini alimentari che ci rendono familiare un popolo che troppo spesso appare misterioso. Su questo sfondo si sviluppa una storia d’amore tra due giovani che, nelle espressioni, nei sentimenti e nelle parole, somiglia a quelle di oggi.
Elisa Ignazzi
- Uno Notizie Viterbo -
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