“Da diversi anni c’è un allargamento della forbice costi-ricavi – dice Luigi Pasqualetti presidente di Confagricoltura Viterbo Rieti - con un netto peggioramento praticamente per tutti i comparti e che prosegue incessantemente. Rispetto al 2000 i prezzi dei mezzi tecnici sono aumentati di quasi il 30% in media, mentre i prezzi all’origine si sono contratti di quasi il 2 per cento.”

Le filiere della qualità certificata (DOP e IGP) mostrano segnali di cedimento sul fronte dei consumi interni e della domanda estera. I primi sono calati di oltre il 4% nel 2008 rispetto al 2007 e del 3% circa nel primo semestre del 2009. Il fabbisogno per l’export di DOP ed IGP, complice la crisi, è sceso invece nel 2008 dell’1,1%.
Gli stessi vini di qualità ad agosto hanno segnato flessioni notevoli del prezzo medio mensile su base annua: tra agosto 2008 e agosto 2009 i vini DOC e DOCG bianchi hanno ceduto il 10% circa del prezzo; i rossi e rosati oltre il 18%. Per i vini IGT i cali delle quotazioni variano dal 15% al 20%.

Nell’UE a 15 il reddito è infatti rimasto praticamente fermo ai livelli del 2000 ed in alcuni Paesi si è registrata una contrazione. Come in Italia, dove il reddito agricolo negli ultimi otto anni è sempre calato e si è ormai ridotto di ben il 20% rispetto al 2000.

Effetti della crisi sull’agricoltura viterbese

“Il calo dei prezzi nel 2009 rispetto al 2008 – continua Pasqualetti - provoca una diminuzione di incassi di circa 50 milioni di euro (circa il 10% del valore aggiunto del settore per la provincia di Viterbo); tra i vari settori quello cerealicolo lascia sul campo circa 6 milioni di euro per il grano duro ed oltre 1,5 milioni per il tenero, l’orzo, il mais e altri cereali; l’olivicoltura perde circa 12 milioni; le nocciole e castagne hanno perso sul raccolto 2008 commercializzato nel 2009 circa 16 milioni; il settore bovino circa 5 milioni; quello ovicaprino oltre 2 milioni e il comparto ortofrutticolo oltre 2,5 milioni di euro”.
“I costi sono tutti in aumento, dai mezzi tecnici alla manodopera, ai costi burocratici (sicurezza sui luoghi di lavoro, adempimenti per la gestione del personale, le tante pratiche per la gestione aziendale), i mancati pagamenti nei termini dei premi PAC o del PSR – si legge nella nota - creano notevole difficoltà per la liquidità delle aziende (le banche non concedono finanziamenti senza adeguate coperture).”

“In tale congiuntura – prosegue il direttore Angelo Serafinelli - le aziende agricole stanno ripensando il proprio modo di fare impresa, anche con scelte impopolari e dolorose riducendo le superficie coltivate, dismettendo in taluni settori (ovicaprini e bovino da latte) le produzioni con la conseguente risultanza di un calo dell’occupazione, il progressivo abbandono delle aree “più difficili” ma anche le più sensibili per l’aspetto ambientale (montagne, aree boschive, prati pascoli).
Ripercussioni di queste azioni sono riverberate in tutta la filiera produttiva a valle del settore primario (cooperative, aziende mangimistiche, sementiere, materie prime in genere, industria meccanica, ecc.) con danni economici incalcolabili”.

Le richieste di Confagricoltura per tentare di risolvere la crisi sono:

1) Finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale (250 milioni di euro con portata retroattiva agli anni 2008/2009) per il pagamento delle polizze assicurative contro le calamità naturali;
2) Conferma agevolazioni contributive zone svantaggiate e montane (200 milioni di euro), per Viterbo riguarda tutti i comuni ad eccezione di una parte di Tarquinia e Montalto di Castro;
3) proroga agevolazioni per il gasolio agricolo (48 milioni di euro);
4) estensione della Tremonti ter alle imprese individuali per gli investimenti in macchinari e attrezzature agricole (300 milioni di euro);
5) rifinanziamento agevolazioni tributarie per riordino fondiario a favore della p.p.c. (140 milioni di euro).
Va poi ripristinata la dotazione per finanziare i contratti di filiera: oltre 400 milioni di euro non più disponibili nella dotazione per le aree sottoutilizzate ed essenziali per rilanciare lo sviluppo agricolo sul territorio e finanziare azioni non coperte dai Piani di Sviluppo Rurale.

Gestione delle crisi

- ripristinare le condizioni di equilibrio di mercato destinando parte del prodotto ad utilizzi alternativi (es. bioenergie, aiuti alimentari ai Paesi Terzi ed agli indigenti);
- riattivare e rafforzare gli strumenti della PAC che intervengono sui mercati (ammassi, intervento, restituzioni etc.);
- promuovere il consumo in Italia ed all’estero dei prodotti in crisi, con iniziative non generiche ma di diretto interesse per le imprese colpite e con il loro diretto coinvolgimento;
- interventi con misure di integrazione al reddito dei produttori nell’ambito dello strumento del cosiddetto de minimis;
- cercare di riequilibrare i rapporti tra produzione e grande distribuzione.
- controlli sanitari alle frontiere per le merci importate.

- Uno Notizie Viterbo - 

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