“L’impegno politico nella letteratura”: è il tema affrontato dal Prof. Vincenzo De Caprio nel quarto incontro del secondo modulo dell’Itinerario di formazione politica organizzato dall’Associazione Gens Viterbo, in collaborazione con l’Università agli Studi della Tuscia.
Docente di letteratura italiana presso la Facoltà di Lingue e Direttore del Centro Interdipartimentale di ricerca sul viaggio dell’Ateneo viterbese, il Prof. De Caprio ha analizzato l’evoluzione della rilevanza sociale e del ruolo avuti dall’intellettuale italiano, soprattutto a partire dall’Illuminismo in poi.
Nel suo intervento, dopo aver illustrato brevemente i tre momenti dell’Umanesimo, della Controriforma e dell’Illuminismo come gli unici in cui la letteratura in Italia sia stata creatrice di valori sociali condivisi, il Prof. De Caprio ha affermato che solo dall’Illuminismo in poi l’impegno politico dell’intellettuale è stato costante e nel secondo dopoguerra ha avuto il suo acme.
Si è verificato tuttavia il paradosso per cui, quanto più la letteratura veniva affrontando temi di interesse civile, tanto meno l’influenza dei letterati risultava significativa ed anzi la loro funzione veniva sempre meno sentita e se ne attenuava l’incisività. È un fenomeno che si è ulteriormente velocizzato a partire dalla fine del neorealismo, fino ad arrivare agli anni novanta, in cui si è verificato un vero e proprio corto circuito tra la cultura e gli intellettuali da una parte e la società dall’altra.
Riprendendo il pensiero espresso dal critico letterario Alberto Asor Rosa nel suo ultimo libro “Il grande silenzio”, il Prof. De Caprio ha spiegato la difficile situazione culturale e politica che l’Italia sta attraversando attualmente, nell’era della globalizzazione.
“Asor Rosa definisce la società italiana come una ‘civiltà montante’, caratterizzata cioè da una smisurata crescita dei mass media e da una massa che non è più conflittuale, come lo era quella ottocentesca e del primo Novecento – ha affermato il Prof. De Caprio – Per la nostra attuale società, già i valori della Resistenza, ad esempio, non sono più validi. È una situazione voluta non più da élite, ma da poteri forti che cercano solo i loro interessi ed ha provocato sostanzialmente un’omologazione del vivere e del pensare che è parallela all’omologazione dei processi economici in un mondo ormai globalizzato. L’effetto è stato quello di provocare la nostra incapacità all’indignazione, che è alla base di ogni volontà di intervento in campo politico e sociale, condannandoci ad un eterno presente, dove tutto si equivale, senza memoria del passato né speranza per il futuro”.
In questo contesto, il Professore ha osservato che la società, la cultura e la letteratura stanno ancora cercando valori validi che riescano ad interpretare il nuovo tipo di massa, non più conflittuale. Il ruolo della letteratura, quindi, è totalmente cambiato, se non addirittura stravolto. Difatti gli autori della narrativa attuale sono più interessati a raccontare i drammi esistenziali di individui che sentono il mondo che li circonda come qualcosa di estraneo al loro quotidiano, piuttosto che cercare di incidere nel tessuto sociale con una precisa presa di posizione politica, né tanto meno i saggisti desiderano assumere tale ruolo. L’impegno politico, oggi, in letteratura, viene invece espresso efficacemente da generi ibridi in cui il racconto si fonde all’indagine giornalistica, come nel caso del libro di Saviano, “Gomorra”.
L’Itinerario di formazione politica “La politica è una cosa seria…” è un’iniziativa con cui l’Associazione Gens Viterbo, da sempre attenta ai valori della dignità e del rispetto della persona, intende fornire a tutti i cittadini e agli studenti universitari, per i quali la partecipazione ha valore di credito formativo, gli strumenti utili alla crescita di una coscienza critica individuale riguardo alle tematiche della vita politica e sociale del nostro Paese.
Il prossimo ed ultimo incontro è previsto per il 25 febbraio prossimo.
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