LA STORIA CONTINUA: “la spedizione dei mille” da Napoli a Roma
Nemmeno il tempo di ragionare sugli esiti olimpici, sulla confermata italica appartenenza al “G 10” dello sport mondiale, che già siamo sommersi dal polverone alzato dalle anime perse della “spedizione dei mille” da Napoli allo Stadio Olimpico di Roma, degni eredi di coloro che sistemicamente hanno insanguinato il calcio negli ultimi quarant’anni. Nemmeno l’opportunità di ragionare sino in fondo sul paradosso della Cina, che si è esaltata nel mutuare l’essenza della cultura occidentale, quella di derivazione classica per eccellenza, quella dei Giochi motivati alla tregua tra le guerre, ovvero quella suggestiva e caleidoscopica della rituale celebrazione quadriennale del “campionismo” , schiacciando peraltro cinicamente l’antica cultura madre del Tibet, che si ritorna puntualmente alla nostra nuda e cruda realtà, fatta anche di sempre più frequenti episodi di inciviltà, ignoranza ed orribile gratuita violenza. Episodi purtroppo ricollegabili al mondo dello sport, ovvero per il mezzo di chi ne scrive e ne parla, di chi governa ed è preposto alla sicurezza della collettività, di chi legifera e di chi giudica, ovvero dell’immaginario collettivo che non distingue più da tempo gli sportivi dai tifosi, i tifosi dai teppisti, i teppisti dai delinquenti organizzati, ovvero lo sport dal mero spettacolo e dal puro business, lo sport praticato da quello visto, il dilettantismo dal professionismo…
Se lo sport è intrinseco alla società civile e per converso la società civile esprime il movimento sportivo che merita, dobbiamo porci seri interrogativi e darci serie risposte su come riformare e rimodulare alla radice i fondamenti dell’educazione dei cittadini anche allo sport, prima ancora o immediatamente dopo aver invocato e preso provvedimenti di polizia a “tolleranza zero” o comminando sanzioni a SpA sportive, oggetto di fatto di ricatti milionari da parte della criminalità, che non da oggi e in vari modi s’interessa al grande “affair” del calcio in particolare. Di tutto quanto ciò premesso, facciamo grazia a chi ancora sostiene eufemisticamente che l’importante è partecipare, contrapponendosi romanticamente a chi ripropone il suggestivo teorema “più medaglie, più qualità sportiva”, mentre le esuberanze di Bolt fanno ridiscutere ai “benpensanti” la locuzione di Giovenale “Mens Sana in corpore sano”. Infine, una menzione particolare per chi riesce olimpicamente a tollerare i torti odiosi a volte compiuti in modo arrogante e partigiano da chi giudica, compromettendo la propria credibilità e violando in modo irreparabile i principi della lealtà sportiva e del fair play a danno degli atleti, angeli e demoni, nella stragrande maggioranza perdenti, vittime predestinate, da sempre agnelli sacrificali per i vincitori, sull’ara massima dello sport.
(Ruggero Alcanterini – Presidente CNIFP)
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