L'inflazione fa spendere in media per l'acquisto dei soli prodotti alimentari circa 332 euro all'anno in piu' a famiglia con i maggiori rincari che si fanno sentire per le famiglie numerose con tre o piu' figli che arriveranno a spendere 476 euro in piu' nel 2008. E' quanto stima la Coldiretti , in occasione della divulgazione dei dati Istat sull'Inflazione a settembre, sulla base del rapporto Ref per Ancc-Coop, nel sottolineare che a fronte della maggior spesa rimangono complessivamente però invariate le quantità acquistate.

Tra i prodotti che pesano di piu' sull'incremento della spesa delle famiglie ci sono - sottolinea la Coldiretti - il pane, pasta e derivati dai cereali per circa 140 euro, il latte ed i suoi derivati per circa 60 euro e la carne per 48 euro, che hanno registrato i piu' elevati tassi di aumento dei prezzi al consumo. A fronte della maggiore spesa rimangono invariate le quantità acquistate anche se si sono verificate variazioni nella composizione della spesa con piu' pollo e meno bistecche: si sono ridotti i consumi di pane (- 2,5 per cento), carne bovina (- 3,0 per cento) frutta (- 2,6 per cento) e ortaggi (- 0,8 per cento), tornano a salire quelli di pasta (+ 1,4 per cento), latte e derivati (+1,4 per cento) e fa segnare un vero boom la carne di pollo (+6,6 per cento), secondo i dati Ismea Ac Nielsen relativi al primo semestre del 2008.

Il fatto che i maggiori incrementi si registrano su base annua per pane, pasta e latte proprio mentre il prezzo del grano dall'inizio dell'anno è calato del 40 per cento e il latte alla stalla è fermo su meno di 42 centesimi al litro è - denuncia la Coldiretti - l'evidente dimostrazione dell'esistenza di distorsioni nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola. Per ogni euro speso dai consumatori in alimenti ben  60 centesimi - continua la Coldiretti - vanno alla distribuzione commerciale, 23 all'industria alimentare e solo 17 centesimi agli agricoltori che devono affrontare i costi crescenti delle materie prime e dell'energia.

Il danno generato da questa situazione per il mondo agricolo è quindi - precisa la Coldiretti - duplice perché da una parte si verifica un calo dei consumi che riduce le potenzialità produttive delle imprese e dall'altro non consente una adeguata remunerazione del prodotto agricolo che, in tanti casi, non copre i costi vivi di produzione, anch'essi peraltro in costante e non controllata crescita.

Occorre più concorrenza tra sistemi distributivi e più concorrenza tra prodotti sostenendo con impegno la necessità di dare spazio sugli scaffali della grande distribuzione ai prodotti locali e di stagione per ottimizzare il rapporto prezzo e qualità ma anche di contenere i costi energetici ed ambientali a carico ai prodotti importati da lunghe distanze. Ma è necessario anche dare forma dove possibile ed in concorrenza con la filiera lunga, ad una filiera corta più composta con l'apertura di mercati gestiti direttamente dai produttori. Una forma di vendita che - conclude la Coldiretti - potrà riguardare solo una fetta limitata del mercato ma grazie alla maggiore concorrenza è in grado di svolgere una importante funzione calmieratrice e per questo va diffusa e sostenuta, come dimostrano le esperienze di altri paesi.
 

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