GIORNATA MONDIALE DEL CUORE. Fedele, il percorso formativo deve restare nelle Università.
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In occasione della Giornata Mondiale del Cuore, i cardiologi italiani hanno lanciato la campagna di prevenzione rivolta alla popolazione, ma anche alla ‘prevenzione’ diretta a salvaguardare la cardiologia da pericolose  ‘patologie’ disgreganti. Protagonista di questa ‘denuncia’, l’ennesima della subdola e pericolosa tendenza al depauperamento della sanità pubblica, il prof. Francesco Fedele, ordinario di Cardiologia al Dipartimento di Scienze Cardiovascolari, Respiratorie, Nefrologiche e Geriatriche dell’Università  “Sapienza” di Roma e Past Presidente della Società Italiana di Cardiologia. Cosa sta succedendo?

Nella tendenza sempre più dilagante all’impoverimento culturale del paese, si vuole questa volta assestare l’ennesimo colpo al sistema pubblico prendendo di mira le scuole di specializzazione e quindi di formazione medica: in occasione della Giornata Mondiale del Cuore, l’allarme lanciato dal prof. Fedele riguarda, “i possibili effetti deleteri di una super-specializzazione che vede il cardiologo interventista, il cardiologo elettrofisiologo, il cardiologo ecocardiografista perdere di vista l’approccio globale al paziente cardiopatico”. E questo, precisa il ‘luminare’ romano, “per quanto riguarda le possibili patologie disgreganti all’interno della Cardiologia; per quanto riguarda le dinamiche negative esterne alla Cardiologia si fa riferimento alle normative in discussione in questi giorni relative ai nuovi modelli assistenziali per intensità di cura e più recentemente alla modifica dei percorsi formativi nell’ambito delle Scuole di Specializzazione”.


Sul primo punto i cardiologi, “ribadiscono la centralità del Dipartimento Cardiovascolare e della specificità del trattamento del paziente cardiologico la cui cura – chiarisce Fedele - non può essere affidata ad altre figure professionali se non a scapito del regresso dei risultati attualmente raggiunti in termini di mortalità e morbilità cardiovascolare”. Per quanto riguarda il secondo punto, i cardiologi universitari, “ribadiscono –precisa - la centralità del Consiglio di Scuola nel determinare il percorso formativo dello specializzando e nella scelta di eventuali sedi ospedaliere d’eccellenza per l’effettuazione di determinati segmenti formativi”.

E veniamo al nodo politico. E’ stato approvato alla Camera dei Deputati il testo relativo alle disposizioni in materia di formazione medico-specialistica che dovrà essere vagliato dal Senato. Nel testo (Art 10 bis, comma 1) viene demandato ‘a livello regionale’ l’accordo sulle “modalità anche negoziali, per l'inserimento dei medici in formazione specialistica ammessi al biennio conclusivo del corso, all'interno delle aziende del Servizio sanitario nazionale, costituenti la rete 368, formativa di cui all'articolo 35 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n.368”. Al comma 2 è ammesso, “l’inserimento dei medici in formazione nel Sistema Sanitario Nazionale su base volontaria”. Al comma 3, si sottolinea come “l’accordo di cui al comma 1 disciplina altresì la partecipazione del medico in formazione alle attività ordinarie delle unità operative di assegnazione, nonché le modalità per consentire l'applicazione delle nuove disposizioni anche ai medici in formazione alla data dell'accordo medesimo”. Che vuole dire tutto questo? E perché l’allarme dei cardiologi? Lo spiega Fedele: “Orbene, si sottolinea come la nostra Costituzione prevede che la Formazione Universitaria risponda a logiche Nazionali e non può essere differenziata a livello regionale.

In secondo luogo, nell’emendamento passato alla Camera non si fa riferimento in nessun modo al ruolo del Consiglio di Scuola (presieduto da un docente universitario) che è l’unico in grado di delineare i percorsi formativi dello specializzando e di esprimere pareri sul suo inserimento in Strutture Aziendali Sanitarie extra-universitarie. Molto probabilmente – continua Fedele - l’emendamento passato alla Camera cavalca una ormai diffusa avversione per le cosiddette baronie universitarie. Eventuali abusi in ambito universitario non possono però comportare lo scardinamento istituzionale dell’Università che è l’unica depositaria della formazione durante il corso di laurea e nelle scuole di specializzazione”.

Insomma, “con questo ragionamento, a fronte di abusi in ambito politico, potremmo allora prevedere lo scardinamento di istituzioni governative e parlamentari.  Speriamo che il passaggio in Senato corregga il testo di legge, ribadendo che tutto il percorso formativo dello specializzando è sotto la responsabilità del Consiglio di Scuola, anche perché, attualmente – conclude Fedele - esistono strumenti nazionali (vedi l’osservatorio per le Scuole di Specializzazione) che sono in grado di valutare e verificare l’efficacia e i risultati ottenuti in termini di impostazione metodologica e capacità professionali raggiunte dagli specializzandi di ogni singola scuola”. Il messaggio ha due destinatari: il Ministro della Salute Fazio e la ministra del Miur la Gelimini. Ma anche l’opposizione, se non si vuole procedere all’ennesimo atto di depauperamento del sistema pubblico!


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