E' stato approvato a palazzo Madama il decreto legge sulla spending review sul quale il governo ha posto il trentesimo voto di fiducia della sua brevissima attività, ultime notizie Roma - Con 217 voti a favore (tutti provenienti da Pd, Pdl, Udc e terzo polo), 40 contrari e 4 astenuti il testo passa alla Camera che inizierà la discussione del testo domani, giovedì 2 agosto e procederà alle votazioni il prossimo lunedì 6 agosto. Oltre al crescente malcontento di una decina di senatori del Pdl, contrari ai tagli, hanno votato no anche Lega e Idv.

Dopo un incontro col il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, Cgil, Uil e Ugl, ma non la Cisl, hanno annunciato lo sciopero del pubblico impiego per il 28 settembre, contro i tagli al comparto e migliaia di  esuberi in arrivo. Positivo invece, nonostante le critiche sui tagli ai farmaci e sui processi di privatizzazione delle società municipalizzate, il giudizio di Confindustria che ha definito il provvedimento «un passo avanti nel percorso di riforme avviato dal governo».

Soddisfazione del premier Monti che ha elogiato nei giorni scorsi il lavoro del supercommissario Enrico Bondi autore di tagli che non sono fatti in modo cieco: "Bondi ha fatto un'analisi precisa dei tagli che possono essere fatti perché derivanti da una insufficiente attenzione ai costi. L'obiettivoè allineare i costi a quelli più bassi". Lo stesso Bondi ha ribadito in un’audizione alla commissione bicamerale per il Federalismo, che per settembre saranno pronti i costi standard per gli acquisti di beni e servizi da parte di Regioni, Province e Comuni: sarà questo il vero e proprio “redde rationem” per realizzare la spending review. Secondo Bondi, il  processo di riduzione dei costi standard va infatti accelerato, agendo, seppur con prudenza, sui 60 miliardi di spesa censiti, dove l'eccesso di spesa si colloca in una forbice tra il 25% e il 40%.

Per quanto riguarda le misure di maggiore rilevanza approvate ieri dal Senato, all’interno del decreto sulla spending review, vanno ricordate lo slittamento dell’aumento dell’IVA a luglio 2013, l’accesso alla pensione con il vecchio sistema contributivo per altri 55.000 esodati, rimasti senza lavoro e senza pensione.

Per quanto riguarda le spese delle amministrazioni centrali, ridotti da 35 a 30 milioni i tagli di beni e servizi: i 5 milioni guadagnati serviranno a garantire le intercettazioni per gli uffici giudiziari del territorio. Confermata invece la riduzione del 20% dei dirigenti pubblici e quella del 10% del personale. Per quanto riguarda le spese di beni e servizi, Le amministrazioni pubbliche potranno fare i loro approvvigionamenti di energia, gas, carburanti e telefonia anche al di fuori delle convenzioni Consip, a condizione che siano previsti corrispettivi inferiori a quelli indicati. Tagli per 1,5 mld annui fino al 2015 per i ministeri, accorpamento delle prefetture e riduzioni delle auto blu in tutte le amministrazioni compresa la Banca d’Italia.

Per quanto riguarda la sanità le Regioni dovranno tagliare i posti letto a un livello di 3,7 ogni 1000 abitanti (oggi è 4). Ridotti anche i trasferimenti di fondi alle stesse regioni (-700 milioni nel 2012; - un miliardo i successivi due anni) che in caso di deficit nel settore sanità (Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, Abruzzo, Molise, Lazio e Piemonte), potranno aumentare le tasse già da quest’anno.

Le novità più rilevanti sono sulla questione delle province: non si parla più di riduzione o soppressione ma di riordino. Restano i requisiti minimi di popolazione e territorio, che eliminano le amministrazioni più piccole, e per i comuni che vogliono cambiare provincia dovrà esserci contiguità territoriale. Entro 90 giorni ogni regione dovrà trasmettere al governo una proposta di riordino. Per quanto riguarda i fondi destinati agli enti locali arrivano 800 milioni per i comuni: 300 milioni presi da un fondo già destinato alle amministrazioni locali e 500 milioni da un fondo dell'agenzia delle entrate che serve anche per i rimborsi fiscali alle imprese. Dallo stesso fondo dell'agenzia fiscale saranno attinti 100 milioni per ridurre il debito delle province.

L’altra grande novità del testo del decreto legge sulla spending review è nell’università e in particolare per gli studenti fuoricorso, sono infatti previsti degli aumenti sulle tasse degli universitari fuoricorso, che potranno anche raddoppiare per quelli con reddito più alto. Le tasse potranno aumentare fino a +25% per i fuoricorso con reddito familiare sotto i 90mila euro, fino a +50% con reddito tra 90mila e 150mila euro, e fino a +100% con un reddito oltre i 150mila euro. Gli introiti saranno destinati, per il 50%, alle borse di studio e per il resto a interventi di sostegno a servizi abitativi, di orientamento, di ristorazione e di assistenza. Si terrà conto della specifica condizione degli studenti lavoratori. Nel comparto universitario aumenteranno anche le stesse rette, pur tenendo conto della situazione degli universitari a reddito più basso che vengono esclusi da questa misura. Per questi ultimi è previsto un calmiere per le tasse universitarie e l’esclusione da qualsiasi aumento delle rette, fino al 2016, per gli studenti in regola con gli esami e che hanno un reddito familiare fino a 40mila euro. Per le altre fasce di reddito non è previsto un blocco e quindi gli studenti potrebbero vedersi aumentare le rette anche se in regola con gli esami. Eliminato il taglio dei fondi alla ricerca da 30 milioni di euro per il 2012.

Commenti

Il riordino delle province con decreto legge è fortemente anticostituzionale, e la Corte ha già detto con due pronunce in materia, nel giugno di quest´anno, un bel NO chiaro e tondo alla modifica degli Enti provincia, previsti dalla Carta fondamentale della Repubblica, anche nel caso in cui si adduca lo stato di necessità della crisi economica e finanziaria. Per modificare le province, bisogna cambiare ben cinque articoli della Costituzione, di sicuro non con decreto legge, ma soltanto con disegno di legge, con la doppia lettura in Parlamento prevista dalla nostra Carta fondamentale dello Stato. E´ proprio per la marchiana violazione costituzionale dell´atto, che molte regioni impugneranno l´art. 17 davanti alla Corte, ed al TAR Lazio, sempre per illegittimità amministrative palesi. Non vi sarà alcun risparmio ma un ammento dei costi, e la spesa pubblica lieviterà anziché diminuire.
commento inviato il 01/08/2012 alle 2:10 da Fabrizio  
Chi ha scritto il commento evidentemente ha da proteggere il suo orticello. Basta : comuni, province, regioni, comunità montane, consorzi bonifica e chi + ne ha più ne metta. Tanti begli enti per dare lavoro a tanti sulle spalle dei cittadini che lavorano e producono. Un po´ di coerenza.
commento inviato il 03/08/2012 alle 8:40 da jo  
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