In Italia, in questi giorni, rispunta il folle progetto della Centrale Nucleare di Montalto di Castro, ( Viterbo ) costruita durante la "Prima Repubblica" (in un'area che all'epoca era zona sismica), ma fortunatamente mai entrata in funzione. Intanto, sempre in tema di nucleare e radioattività continua l'allarme in Germania per i "famosi" fusti radioattivi nelle miniere di Asse. Anche in Italia c'è molta preoccupazione per i bidoni zeppi di radioattività collocati da mafia 'ndrangheta e camorra nel nostro mare, e non sappiamo se solo lì.

Nelle miniere di Asse, piccolo rilievo della Bassa Sassonia, nel cuore di una montagna di sale, riposano da decenni rifiuti a media e bassa radioattività delle centrali nucleari tedesche. Un luogo per seppellire 126.000 contenitori stipati al “sicuro” da molti pericoli. Ma non da tutti.

All'impovviso 13 anni fa è accaduto l'imprevedibile: una piccola vena d'acqua ha cominciato a sgorgare all'estremità di uno dei tunnel della miniera che custodisce la “monnezza” nucleare a 550 metri sotto terra. Solo un anno fa però la notizia è diventata di dominio pubblico, dopo essere stata più o meno segretamente custodita tra gestore del deposito, governo del land (Bassa Sassonia) e governo federale. Pochi litri d'acqua, si parla di poco più di dieci metri cubi al giorno e l'intera Germania ha cominciato a tremare, perchè si tratta di una bomba ad orologeria. Il tempo massimo di tenuta dei contenitori è 150 anni. Quello minimo non è ancora chiaro. Il fenomeno accaduto venne descritto con dovizia di particolari da un giovane ingegnere che si occupò del problema a fine anni '70, quando il sito riceveva ancora i bidoni destinati allo stoccaggio temporaneo in attesa di una soluzione definitiva. Era una critica scomoda per i lucrosi interessi in gioco.
La soluzione definitiva non c'è ancora ma ora l'emergenza è un altra, perchè nessuno sa come trattare i contenitori per paura di romperli.
Qualcuno li vorrebbe seppellire ancora meglio in una colata di calcestruzzo.
Una pazzia dopo l'altra, perchè si perderebbe qualunque possibilità di controllo.
Per ora c'è solo da tremare.

 
Nella foto, la sezione del tunnel “che fa acqua” contenente i 126.000 bidoni di rifiuti nucleari a rischio.

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