Forse era già previsto, o forse tutto il tam-tam mediatico di questi giorni poteva farlo presagire, fatto è che Il Barbiere di Siviglia, andato in scena il 4 Settembre è stato un autentico trionfo.
Il Teatro dell’ Unione mai così gremito e la continua richiesta di biglietti hanno fatto sì che l’ Amministrazione comunale, con estrema sensibilità, regalasse a tutti la possibilità di assistere all’ evento, effettuandone la trasmissione in diretta sul maxi schermo posto a Piazza del Plebiscito.
All’apertura del sipario, dopo la Sinfonia, il pubblico si è trovato di fronte ad una scena notturna assolutamente spoglia, che poteva per certi versi destare un po’ di sconcerto. Ma dopo la celebre cavatina di Figaro, giunto in bicicletta, la mancanza di una vera e propria scenografia “tradizionale”, è passata subito in secondo piano e il lunghissimo applauso del pubblico è giunto a conferma sia del consenso per la novità dell’idea, sia del fatto che il pubblico viterbese è un pubblico intelligente e dal palato fino.
La preannunciata protesta contro i tagli alla Cultura ha preso così forma attraverso le divertenti trovate sceniche di Alfonso Antoniozzi, al suo debutto come regista, che ha spiegato con raffinato spirito satirico, attraverso la continua sottrazione degli esigui elementi scenici da parte di fantomatici personaggi in maschera, cosa potrebbe accadere all’ Opera, e allo spettacolo in generale, se si continuasse su questa strada di progressiva decurtazione dei fondi
Gli Artisti tutti, un cast degno del Teatro alla Scala di Milano, hanno dato il meglio di sé: spiritosa e sensuale la Rosina di Daniela Pini, generoso e simpatico il Figaro di Enrico Marabelli, eccellente in Conte di Daniele Zanfardino e assai buffi il Basilio e la Berta di Gianvito Ribba e Tiziana Tramonti.
Antoniozzi, attesissimo, non poteva che confermare la sua fama internazionale regalando al suo pubblico un Bartolo da antologia, misurato, moderno e mai forzato.
Il gioco di squadra, il ritmo ed il talento sono stati i veri protagonisti di questo allestimento e gli artefici del successo.
Impeccabile come sempre, alla guida dell’ Orchestra , la prova del maestro Stefano Vignati, che ha chiuso così la seconda edizione del Tuscia Operafestival, con una perla musicale donata a quella che lui stesso definisce la sua “Città di adozione”.
Forte come un pugno nello stomaco la proiezione che sul finale si è aperta silenziosamente sul fondale dietro alle silouettes degli Artisti impegnati a guadagnarsi un posto in una piccola isola di luce, ultimo elemento scenico sopravvissuto.
Chiaro il messaggio: “Grande Fratello”, “L’ Isola dei Famosi”, botte tra politici, Calcio, Tarocchi in Tv e tutto il trash mediatico che entra quotidianamente, e di forza, nelle nostre case e fagocita tanti soldi che potrebbero essere impegnati in maniera più nobile ed intelligente. Questo dopo due ore di Musica sublime.
Il pubblico si commuove, capisce, approva. E saluta gli artisti, chiamati più volte alla ribalta, con un’ interminabile ovazione.
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