L'Italia nelle spire del gioco d'azzardo legalizzato e non, ultime notizie Roma - Tema della puntata del 15 febbraio del programma "Gli intoccabili" andato in onda su La7, il gioco d'azzardo. Un argomento scottante e soprattutto coinvolgente, proprio perché in Italia coinvolge un numero impressionante di persone. Tanto che, usando le parole dette durante la trasmissione, l'Italia è diventata un vero e proprio casinò a cielo aperto. Un paradiso-inferno artificiale in cui si muovono i soggetti più disparati, dalla massa di giocatori patologici allo Stato italiano, dagli enti privati gestori di sale da gioco e scommesse ai criminali mafiosi che hanno interessi enormi nel settore. Un settore che non conosce crisi, soprattutto in un momento in cui la crisi sta fagocitando soprattutto la classe media e medio-bassa, che vede nella vincita "facile" la possibilità di riconquistare se non l'agio, una certa stabilità. Un sogno irraggiungibile data l'esiguità delle vincite vere rapportate al numero di giocate perdenti. Soltanto nell'anno 2011 gli italiani hanno sborsato nel gioco circa 76 miliardi di euro. Una cifra a dir poco allarmante, che pone l'industria del gioco al terzo posto per fatturano nel nostro Paese dopo Enel ed Eni, ma addirittura davanti alla Fiat. Ma, oltre al fiume di denaro che fluisce dal gioco d'azzardo, altre cifre portano a un quadro di emergenza sociale: in Italia, le persone affette da una vera e propria patologia da gioco sono oltre 800 mila e altre 2 milioni sono altamente a rischio.






Lo Stato in tutto questo ha un ruolo fondamentale e primario, incoraggiando il gioco, anche tramite iniziative sempre nuove, per rimpinguare le casse e placare una sete di denaro che è diventata una vera e propria arsura. Una manovra occulta dello Stato che spinge vere e proprie masse di disperati ad autotassarsi fino a cadere nel vortice dei debiti e nelle mani degli usurai. Ogni italiano, compresi i neonati, spende circa 1200 euro a testa nel gioco e la crescita non si arresta. Anzi, sempre più addetti ai lavori stranieri del settore gioco d'azzardo decidono di investire in Italia, un paese unico al mondo nella capacità di recepire il gioco d'azzardo come fonte di investimento e di incasso. Un altro triste primato per il nostro Paese che conta oltre 400 mila slot machine sparse in tutto il territorio. Sebbene sia previsto un controllo sui giocatori che frequentano le sale da gioco, questo non avviene quasi mai e mezzo milione di minori sono coinvolti in tutto questo. E ricordiamo che ai minori non sarebbe neppure permesso di acquistare un gratta e vinci.





Ma se da una parte lo Stato si rende complice, per motivi puramente legati all'incasso di denaro, di una situazione tanto degradante, dall'altra moltissimi comuni italiani stanno conducendo una battaglia per contrastare il proliferare di tanti luoghi, legalmente riconosciuti di gioco d'azzardo. Un contrasto che si rende necessario per tutelare la salute, non solo fisica dei propri concittadini e una vita sociale sana e corretta. La dipendenza dal gioco di azzardo, riconosciuta come patologia dall'Oms (Organizzazione mondiale della sanità), in Italia non è presa proprio in considerazione e nel nostro Paese sono poche le comunità in grado di accogliere persone affette da tale dipendenza. A riguardo è stato estremamente interessante l'intervento in trasmissione di Don Amando Zappolini, presidente del Coordinamento Nazionale delle comunità di accoglienza. Per chi volesse approfondire l'argomento ricordiamo che durante il programma è stata anche citata la comunità Lucignolo di Torino specializzata in questo genere di dipendenze.





Il problema maggiore è comunque l'estrema difficoltà che si incontra ad arginare il gioco d'azzardo, che riesce a trovare sempre nuovi mezzi di espansione, non solo nei luoghi fisici legalizzati dallo Stato, ma anche nel vastissimo mondo della Rete. Nel solo mese di dicembre, gli italiani hanno giocato online e arrivando a perdere oltre 70 milioni di euro. Dati questi che sono stati sottoposti anche a Raffaele Ferrara, direttore dei Monopoli di Stato, che ha dovuto rispondere dello spot, ritirato dalla circolazione in cui viene pronunciata l'infelice frase "Innamorati del gioco legalizzato".






"Se esiste un settore dominato dalle lobby, questo è il gioco e il gioco d'azzardo", afferma durante l'intervista il senatore Raffaele Lauro. Ed è interessante vedere come tanti finanziamenti alla politica arrivano proprio dal settore giochi: Sisal a Forza Italia, la Snai all'Udc, al sindaco Alemanno, alla Marcherita e il Movimento per l'Autonomia. Ed in questi ultimi anni la politica (sia di destra che di sinistra) ha dato ampio spazio al gioco. Nel gioco online invece si è lanciato l'ex premier Silvio Berlusconi. Molte aziende dell'industria del gioco hanno stretto forti legami con il mondo politica, su tutte, menzionata durante Gli Intoccabili, l'azienda produttrice di slot-machine Atlantis BPlus che ha immesso nel territorio italiano oltre 85 milioni di macchine per un giro d'affari di 7,5 milioni di euro nel 2010. La società, concessionaria in esclusiva in Italia nella fornitura di macchine da gioco, in realtà è avvolta da una fitta nebbia circa la sua provenienza. Ciò che ne salta fuori, dal servizio mandato in onda, è che la società si riconduce a un certo Francesco Corallo, figlio di Gaetano Corallo, amico del boss mafioso Nitto Santapaola, condannato negli anni 70 per associazione a delinquere nella scalata all'acquisizione del casinò di Campione e Sanremo. E a Saint Martin francesco Corallo gestisce ben tre casinò. Una famiglia appassionata di gioco dunque, che lega però indiscutibilmente il proprio nome al gioco legalizzato proprio dallo Stato. Ma nel servizio saltano fuori anche altri nomi eccellenti: c'è di che riflettere dunque. Di seguito il video sui "giochi della politica".

E.M.








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