Tuscia, Viterbo, Piazza del Gesù, l’assassinio di Enrico di Cornovaglia, ultime news cultura – UnoNotizie.it  - Piazza del Gesù, situata nel cuore del centro storico di Viterbo, a pochi passi dal Palazzo dei Papi, è molto interessante sia perché in passato ha svolto un ruolo fondamentale nella vita amministrativa della città ma anche perché fu teatro di un tragico fatto storico da pochi conosciuto. Prima della costruzione del palazzo del Comune la piazza fu scelta come sede delle magistrature comunali. Qui il Podestà amministrava pubblicamente la giustizia, mentre i Priori si riunivano nell’alta torre chiamata del Borgognone, soprannome di un cittadino viterbese la lunghezza del cui piede era stata presa dalle autorità comunali come unità di misura per gli atti ufficiali.

Al centro della piazza sorge una bella fontana costruita intorno alla metà del 1400 ma sostituita nel 1915 da una nuova, costruita reimpiegando una vasca rinascimentale proveniente da un vicino convento. La fontana, a coppe sovrapposte, presenta una vasca liscia al centro della quale si eleva un pilastro con capitelli corinzi che sorregge una seconda vasca decorata da teste di leone. La coppa superiore, più semplice nella forma, si innalza su un fusto da cui emergono teste di animali e terminante con una scultura a forma di giglio.

Sulla piazza si affaccia un’antica chiesa risalente all’XI secolo. Originariamente chiamata chiesa di San Silvestro, nel corso del tempo ospitò vari ordini e corporazioni fra cui la Confraternita di Gesù da cui deriva il nome con cui oggi è conosciuta. Questo edificio, dall’aspetto quasi anonimo, è in realtà famoso a livello europeo perché il 13 marzo 1271 fu teatro di un tragico fatto di sangue: l’uccisione del giovane principe Enrico di Cornovaglia da parte di Guido di Montfort, condottiero inglese, figlio di Simone V di Montfort, conte di Leicester. Nel 1265 Guido partecipò alla battaglia di Evesham contro le forze di suo zio, il re Enrico III d'Inghilterra, e suo cugino, il Principe Edoardo. Durante il conflitto sia suo padre che suo fratello maggiore vennero uccisi e i loro corpi furono oltraggiati e trascinati nel fango a punizione della loro ribellione. Lo stesso Guido fu ferito, fatto prigioniero e rinchiuso nel Castello di Windsor fino alla primavera del 1266, quando corruppe i suoi guardiani e riuscì a fuggire in Francia dove si ricongiunse alla propria famiglia in esilio.

Nel 1271 Guido e suo fratello Simone vennero a sapere che loro cugino Enrico di Cornovaglia si trovava a Viterbo e si diressero subito verso la città laziale con l’intento di vendicare l'offesa subita dalla propria famiglia. Giunto nella chiesa del Gesù, dove il principe stava assistendo alla messa, Guido sguainò la spada e trafisse brutalmente il principe, mentre si aggrappava all’altare chiedendo pietà, e ferì due diaconi di cui uno mortalmente. Per la profanazione del luogo sacro e per la sua efferatezza, il delitto destò molto scalpore in tutta Europa, anche perché proprio in quei giorni si stava svolgendo a Viterbo il celebre, lunghissimo conclave che portò all'elezione di Gregorio X dopo ben 33 mesi di sede vacante.

In seguito all’omicidio la chiesa conobbe una fase di decadenza, diventando una parrocchia di secondaria importanza. Al suo interno, ancora oggi, è presente la citazione tratta dal XII canto dell’Inferno in cui Dante colloca Guido di Montfort nel girone dei violenti condannato a rimanere immerso nel sangue bollente.

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