Prosegue “LEGO LAB”, manifestazione inserita fra le vincitrici del bando “Io Leggo” promosso dalla Regione Lazio per incoraggiare fra i cittadini la pratica della lettura. Domenica 24 maggio, terzo appuntamento con letture en plein air nel cuore del centro storico di Viterbo. Una piazza, un libro: questo il titolo e leitmotiv degli appuntamenti nel corso dei quali strade, piazze e monumenti viterbesi che affollano le più belle pagine degli scrittori di storia locale saranno raccontate e rilette ad alta voce nei luoghi che le ispirarono.
Una narrazione pubblica di Antonello Ricci accompagnata da letture di Pietro Benedetti e percussioni di Roberto Pecci.

L'appuntamento è fissato per le ore 10.30 davanti alla chiesa di Santa Maria Nuova a Viterbo. Dopo un primo mento di raccoglimento nella splendido gioiello romanico – rievocando la leggenda medievale del fortunoso ritrovamento della sacra tavola del Santissimo Salvatore – il gruppo farà tappa presso la chiesa del Gonfalone e in piazza San Carluccio (dove Cocco e Gatteschi, sul principio del secolo XIII, se le davano di santa ragione). Infine, lungo il vicolo della Pietra del Pesce si giungerà – come di consueto – in piazza della Morte.


Questa volta saremo in compagnia di Andrea Scriattoli, Viterbo nei suoi monumenti, Primaprint editori, 2012 (ristampa anastatica dell'edizione originale: 1915-20).


L'iniziativa si concluderà con una degustazione di prodotti tipici nei locali di Viterbo Sotterranea.

La quota di partecipazione è 5 euro. Il ticket va preliminarmente acquistato presso Viterbo Sotterranea (piazza della Morte). Info prevendita biglietti: legolabviterbo@gmail.com – 0761.220851 – facebook.com/legolab
Evento realizzato con il sostegno della Regione Lazio per la cultura a cura di Euriade srl in collaborazione con Viterbo Sotterranea, Sette Città e Primaprint editori.

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In questa splendida fatica di Andrea Scriattoli: Viterbo nei suoi monumenti, tutto ci parla il linguaggio dello spirito di campanile. Localismo – sia chiaro – dei più nobili: niente magnifiche e poetiche idee di sé, niente claustrofobie ossessivo-identitarie. Mai orfana, la prosa di Scriattoli, di onesto rigore e buon respiro metodologico, di eleganza di stile e lucidità critica e, soprattutto, di un più vasto profondo afflato civile e patriottico.
In questa «illustrazione in forma di itinerario, scevra di ogni pesantezza cattedratica, e pur così completa che non facilmente altra città italiana può oggi vantarne l'uguale», lavoro esemplarmente a cavaliere tra storia locale e guidistica (non a caso rivolto indifferentemente «allo studioso o al visitatore»), tutto ci parla la lingua dell'orgoglioso blasone di un'appartenenza.

Dalla ponderosa mole del volume (con le sue 470 pagine in formato albo) alla raffinata sontuosità dell'apparato iconografico (ben «711 illustrazioni e 20 tavole a colori da fotografie, acquarelli e disegni»: «dove si vide che non sarebbe giunto con bastevole efficacia l'obbiettivo di una camera oscura, si fece arrivare la matita ed il pennello»). Dalla eleganza della copertina (rigida e rivestita in tela, con caratteri impressi color-oro) alla finezza grafica dell'impaginato.


Al leone, infine, simbolo della città, riprodotto in frontespizio e riquadrato dal consueto motto: Non metuens verbum, leo sum qui signo Viterbum.


Ci sono voluti tutto l'amore per i nostri paesaggi, tutta la sensibilità imprenditoriale e la sapienza artigianale della viterbese Primaprint (che non a caso si presenta come «azienda che persegue obiettivi di crescita responsabili e sostiene iniziative per la valorizzazione del territorio») per condurre felicemente in porto – era il 2012, cioè a quasi cento anni dall'edizione originale stampata in Roma nello «Stabilimento Ditta F.lli Capaccini» –  la riedizione anastatica integrale di un'opera così bella e impegnativa (sotto tutti i profili).

Restituire ai lettori, in tutto il suo valore e splendore – anche di patrimonio materiale, grafico e tipografico – questo umile quanto prezioso monumento all'identità viterbese è stata azione meritoria.

A ennesima conferma, testimonianza e dimostrazione – se ancora se ne sentisse il bisogno – di come, nella feconda e tormentata, peculiarissima vicenda storica di questa nostra Italia, dire provincia significa ancora oggi dire fecondità di cultura e civile operosità. Civiltà tout court.

Per cui, in quanto cultori di vecchi libri di storia locale e guide turistiche ma anche – e soprattutto – come cittadini, c'è da esserne grati.

Non mancate: ci vediamo domenica 10 davanti al gioiello romanico di Santa Maria Nuova. Ore 10.30.

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