Ci ha lasciato, all'età di 98 anni il Professor Fabrizio Di Giulio, famoso neuropsichiatra e membro della società italiana di Psichiatria e Psicoterapia. 

Autore di numerose pubblicazioni, studi, articoli e libri, frutto di conoscenze "profonde" e tutti di estrema attualità lo ricordiamo con un piccolo estratto di un'intervista sul "PROBLEMA DELLA LIBERTÀ: RESISTENZE ALL'EVOLUZIONE DELL'UOMO", dove sottolinea, tra l'altro, che  "noi esseri umani abbiamo ancora degli aspetti interni talmente arcaici, da fare profonde resistenze all'incessante spinta verso l'evoluzione dell'uomo. 

Tutta la civiltà occidentale, basata sul razionalismo ad oltranza, è una difesa dell'ansia inconscia della propria distruttività, vivendo un atteggiamento autistico, freddo e distaccato dai mali del mondo, uccidendo o rifiutando tutti coloro che tentano di portare il problema sulla vera situazione che è quella di risolvere il problema emotivoaffettivo dell'uomo. 


Ed è chiaro anche perché tutti gli uomini che hanno "affettivamente" parlato all'inconscio nell'uomo sono stati uccisi o rifiutati. Si temeva e si teme cioè la rottura della diga emotivaaffettiva. Ma poiché la sola razionalità si è dimostrata un fallimento, noi dovremo operare all'armonica fusione della razionalità e dell'affettività. Questo è il nuovo umanesimo e questo è il vero scopo dell'uomo nella sua evoluzione. Trascendere cioè i vecchi confini delle pseudo-libertà esterne per raggiungere la libertà dell'io dai suoi padroni interni, eredi di un condizionamento esterno repressivo e anaffettivo. 

ed ancora   " nessuna rivoluzione esterna vale come risultato se non si ottiene la Rivoluzione e l'evoluzione interna. L'ancora attuale conflitto dell'uomo è il doppio fronte dell'io che si trova ad essere minacciato da un lato dalle aggressività di uno pseudo-moralismo costante e dall'altro dalle pulsioni istintive più selvagge, non armonizzate alla realtà del giusto convivere. Il risultato è una restaurazione di antichi concetti o un estremismo di ribellione  senza sbocco. L'ancora attuale conflitto dell'uomo è il doppio fronte dell'io che si trova ad essere minacciato da un lato dalle aggressività  di uno pseudo-moralismo costante e dall'altro dalle pulsioni istintive più selvagge, non armonizzate alla realtà del giusto convivere. Il risultato è una restaurazione di antichi concetti o un estremismo di ribellione  senza sbocco. 

Noi vediamo che molto spesso l'individuo bloccato nella sua identità, anche quando raggiunge una sua apparente liberazione esterna, tende a ripetere nel suo atteggiamento interno, proprio le caratteristiche già conosciute di coloro che erano stati responsabili della sua non-libertà. Cioè, da oppresso egli può diventare oppressore, avendo ingoiato dentro di sè le caratteristiche dell'oppressore odiato (facendo un parallelismo storico, la stessa situazione si è verificata nelle stragi di Israele con il Nazismo e nello Stalinismo Sovietico più autocratico e sanguinario dello stato dello zar). Hitler è un esempio classico di un’autorità assoluta e distruttiva. La condizione sadomasochista che impera ancora nel mondo fa diventare l'uomo o un aggredito o un aggressore. Sono rari gli esseri che non hanno bisogno di questo veleno, che è il sostituto o l'altra faccia della distruttività. E la distruttività nasce dalla richiesta profonda, incessante, di un affetto mancante che l'uomo cerca ininterrottamente dalla nascita alla morte.


Il potere, il comandare, il sottomettere, il prevaricare, sono mezzi con cui l'uomo si compensa dalle sue gravi mancanze affettive."




Ed ecco, a seguire,  come lo ricorda il nipote, Federico Celletti, in un post su Facebook:

"il libro di oggi è dedicato a mio nonno, il prof. Fabrizio di Giulio (quanto ci teneva al titolo di professore), quella in foto è la prima bozza del suo ultimo libro. Ieri, dopo 98 anni di una vita lunghissima e (per me) sempre felice, ci ha lasciati.

Non è facile pensare cos'è stato nonno per me, figuriamoci poi dirlo, era la persona con cui parlare di mare, di vela, sempre, fino a poche settimane fa quando abbiamo rievocato l'avventura di Guzzwell con il suo Trekka al telefono; lui conosceva il mare benissimo, potevi parlare con lui per ore dei caraibi o della polinesia e ti sapeva dipingere gli alberi della baia delle vergini a fatu hiva quando ci atterri dopo 3 settimane di mare aperto; conosceva tutte le tempeste e ti raccontava perfettamente le onde del Fastnet del 1979, poteva parlarti per ore di come manovrare la barca guardando solo alle spalle per passare capo horn... Nonno ha navigato solo l'Adriatico.
Era il più grande viaggiatore che conoscessi, quando parlavo con lui dei miei viaggi, prima ancora che gli raccontassi cosa avevo visto lui me lo descriveva, tutti gli intarsi dei palazzi dei raja indiani, i merletti delle cupole a Samarcanda, le difficoltà nell'attraversare il passo Khiber in inverno, la giungla della Malesia e tutti gli altri posti del mondo lui li aveva visti, aveva parlato con la gente del posto, aveva bevuto il tè con loro... nonno ha sempre passato le sue estati di 4 mesi tra Roseto e Grottammare.
Nonno è stato il primo ricordo che abbia di un fotografo, aveva sempre la macchina appresso e fotografava sempre il mare, con lui ho portato per la prima volta un motoscafo, probabilmente uno dei tanti Delfino o B12 che Barone costruiva per lui a Roseto.
Nonno mi ha trasmesso la passione per la lettura, lui aveva un comodino sempre pieno di libri, ne leggeva 4 o 5 alla volta e spesso gli venivano in mente altri libri e allora li ammucchiava sul comodino e ogni volta che usciva ne comprava altri.
Nonno amava i film comici, proprio 2 giorni fa l'ho pensato e mi sono andato a rivedere dei pezzi di "questo pazzo pazzo mondo" uno dei suoi preferiti.
Con nonno parlavo tantissimo, spesso ascoltavo solamente a volte, più raramente, lui ascoltava me, ma sapeva sempre cosa gli volevo dire, lui capiva subito le persone, le riconosceva e gli spiegava chi fossero, era il suo lavoro, la sua vita e l'ha fatto fino alla fine con una forza ed una lucidità incredibile.
Di nonno ho tantissimi ricordi, davvero tanti considerando la mia pessima memoria, se potessi fargli un regalo lo porterei a mangiare gli spaghetti con i gamberi sgusciati di Tafà a Grottammare sulla terrazza del lido, assieme a nonna Lu."





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