ROMA (UnoNotizie.it) Le analogie tra film e certi prodotti dell’inconscio, come il pensiero onirico, sono da sempre state al centro della fantasia di molti studiosi. Per capire la teoria freudiana dei sogni è necessario spiegare innanzitutto la differenza tra conscio e inconscio. Il conscio è la parte superficiale della psiche, quella che fa avere consapevolezza di sé stessi, grazie ad un’ordinaria percezione dei pensieri e di idee immediatamente presenti alla coscienza. L'inconscio è la parte sommersa della psiche, ha una sua vita autonoma e le forze in esso contenute lottano e agiscono all'oscuro del pensato cosciente. Secondo Freud, il motore dei sogni sono proprio i desideri inconsci che, rafforzando durante la notte i loro effetti per via della minore attività della coscienza, emergono sotto forma di immagini oniriche. Nel sogno, quindi, l'inconscio riaffiora ed i pensieri, normalmente ritenuti impuri ed immorali, riescono a trovare uno sfogo grazie all’allentamento della censura diurna esercitata dalla coscienza. Ma la censura non si allenta completamente ed ecco allora che i contenuti onirici indesiderati ci appaiono oscuri e simbolicamente deformati. “La storia” del sogno, così come può essere ricordata e raccontata al risveglio dal sognatore, è composta da elementi simbolici che formano il cosiddetto contenuto manifesto. L’insieme dei contenuti mascherati dagli elementi simbolici si definisce, invece, contenuto latente. Per Freud il contenuto manifesto di un sogno è regolato da una serie di leggi: 1)Condensazione: è il collegamento tra elementi che nello stato di veglia risulterebbero scollegati, quindi ogni elemento manifesto del sogno può rappresentare una quantità di elementi latenti. 2)Spostamento è l'attribuzione di un carattere da un elemento ad un altro. 3)Drammatizzazione: permette ai contenuti latenti di essere rappresentati nel sogno manifesto tramite azioni o situazioni. 4) Simbolizzazione: un elemento accettabile alla coscienza nasconde un contenuto inaccettabile. 4)Rappresentazione per opposto: il contenuto manifesto è il contrario del contenuto latente, ossia, ciò che ricordiamo del sogno è l'opposto di ciò che in realtà è il nostro desiderio. Tra gli anni quaranta e cinquanta sulla Revue Internationale de Filmologie sono apparsi gli articoli di due psicoanalisti, Serge Lebovici e Cesare Musatti, ambedue dedicati all'analogia tra film e sogno e tra spettatore e sognatore. In Psychanalyse et Cinéma, apparso nel numero 5 del 1949, Lebovici afferma che lo studio della situazione cinematografica può risultare maggiormente comprensibile utilizzando le conoscenze sul funzionamento del sogno. Il principale obiettivo sarà proprio quello di dimostrare che il film è un mezzo espressivo molto simile al processo onirico. Il primo aspetto che li accomuna è innanzitutto il loro carattere visiv sia il sogno che il film si basano sulla raffigurabilità, sull'esigenza di raccontare attraverso delle immagini in movimento. In secondo luogo, tanto le immagini oniriche quanto quelle filmiche mancano di forti legami causali e spazio-temporali, determinando passaggi non logici ed estremamente arbitrari. Inoltre, certi procedimenti linguistici (per esempio la dissolvenza e il carrello) sono simili ai classici meccanismi, condensazione e spostamento, attraverso cui la censura trasforma gli elementi onirici latenti nel contenuto manifesto. Anche le due figure, dello spettatore e del sognatore, per la situazione che vivono e il materiale con cui hanno a che fare, possono essere paragonati. Per entrambi infatti è indispensabile una sospensione dell'attività vigile: la certa immobilità dello spettatore e la sala buia in cui si trova producono una sorta di caduta nell'inconscio, con un conseguente distacco dal mondo esterno. Però, mentre lo spettatore al cinema assume una posizione fondamentalmente passiva, il sognatore si può dire che "costruisca" i propri sogni. Un’altra rilevante differenza riguarda la consapevolezza del soggett chi sogna non è consapevole di sognare, almeno finchè non si sveglia, lo spettatore, invece, sa sempre di trovarsi al cinema e di guardare immagini reali e non mentali. Allora potremmo concludere dicendo che il sogno risponde al principio di piacere, quello che conduce l’uomo alla ricerca della felicità, al soddisfacimento immediato ed incondizionato dei suoi bisogni; il cinema, al contrario, è legato al principio di realtà in quanto sublima in rappresentazioni sostitutive l’impossibile appagamento diretto del desiderio.
Elisa Ignazzi
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