Nel corso di questi primi giorni di assessore al bilancio ho avuto modo di occuparmi dell’importante atto di approvazione del bilancio di previsione per il 2008, nonché del conto consuntivo riguardante il 2007.

Non ho mancato però, per i riflessi che le società partecipate dal Comune hanno sugli atti di cui sopra, di approfondire la tematica delle stesse società.

Ebbene, dette società sono state costituite con atti del Consiglio Comunale sulla scorta di un piano industriale redatto da esperti tra i più stimati a livello nazionale.

Di seguito, però, i presidenti e i consigli di amministrazione, come pure i revisori dei conti, sono stati nominati su input di tutte le forze politiche, seguendo maggiormente le appartenenze politiche, piuttosto che criteri di managerialità.

Con lo stesso sistema, sin dall’inizio sono stati nominati i responsabili dei controlli, tenendo presente che, nei cinque anni di vita delle società, i criteri di legge sono stati cambiati per ben tre volte. Prima società miste di tipo privatistico, poi società interamente pubbliche ed infine società pubbliche con il meccanismo del controllo analogo.

Il Consiglio Comunale ha sempre votato per detti “esperti”. Nel 2005, allorché cominciavano ad avvertirsi scricchiolii nella gestione, il passato esecutivo aveva via via avvertito la necessità di maggiori e più professionali interventi. C’è da rilevare che, nel 2005, il CEV chiuse il bilancio in attivo; cosa è successo nei due anni successivi per arrivare alle pesanti cifre di cui si tratta?

Dal lavoro degli esperti si sono sempre ottenute disamine della situazione, ma non soluzioni. Dette analisi risultano essere state consegnate agli uffici e a tutti i gruppi facenti parte del Consiglio Comunale, senza che la gestione sostanzialmente cambiasse e senza accertare la veridicità o meno di asseriti crediti, da parte del CEV, di circa 3 milioni di euro.

C’è da considerare, poi, che l’attuale governo sta elaborando un progetto per le società partecipate dagli EE.LL con la messa sul mercato delle stesse.

In questo quadro, occorre che il Consiglio Comunale, al di là di polemiche più o meno giustificate e che riguarderebbero comunque tutte le forze consiliari, scelga la via migliore per non dilapidare il patrimonio di competenza degli addetti alle società. E questo, nonostante non si siano realizzate, non per la loro responsabilità, le ragioni per cui le stesse erano state create e cioè migliori servizi a minor costo, con entrata nelle casse comunali ed in quelle dei singoli cittadini azionisti.

Detto patrimonio non va svenduto ai privati, ma, nella difficile situazione attuale, le scelte debbono essere ponderate e oculate, al fine di non danneggiare l’Ente e di  far tesoro anche degli errori commessi, per non penalizzare il patrimonio di know-how ed economico che le società comunque rappresentano per i cittadini, senza altresì colpire l’occupazione.

Il Consiglio Comunale è chiamato ad essere all’altezza, insieme con l’Esecutivo,di questo alto ed importante compito.

Claudio Taglia

Assessore al Bilancio del Comune di Viterbo