ROMA (UNONOTIZIE.IT)

In queste ultime settimane, si è animato fuori e dentro il Parlamento il dibattito intorno alla cosiddetta norma sui medici-spia, recentemente approvata in Senato all’interno del pacchetto sicurezza e in dirittura di arrivo alla Camera per l’approvazione finale. La norma introdurrebbe la possibilità per i medici di segnalare all’autorità giudiziaria gli immigrati senza permesso di soggiorno che si rivolgono ai servizi sanitari.

Contro il provvedimento si sono pronunciati in modo unanime ordini professionali, società scientifiche, organizzazioni non governative e associazioni del privato sociale. L'appello rivolto ai parlamentari dalla Società italiana di medicina delle migrazioni, da Medici senza frontiere e da altre istituzioni sanitarie attraverso il sito http://www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it/ ha raccolto finora più di 24mila sottoscrizioni, e il numero è in continuo aumento.

Recentemente anche la comunità scientifica dell’Istituto superiore di sanità, con una nota firmata da 702 tra ricercatori e tecnici, ha espresso profonda preoccupazione per le gravi conseguenze umane, sociali e sanitarie che seguirebbero all’approvazione del disegno di legge.
Mai si era registrata una reazione così compatta nel paese: una reazione non ideologica, ma sostenuta da solide argomentazioni tecniche, che dovrebbe almeno insinuare il dubbio in chi si appresta a votare il provvedimento in Parlamento.

Oltre che essere lesiva del diritto alla salute, che è diritto erga omnes non assoggettabile a restrizioni basate sul possesso della cittadinanza o del titolo di soggiorno, la norma si pone in aperto contrasto con le esigenza di tutela della salute collettiva.

Che cosa accadrebbe se venisse approvato l’emendamento?
La paura della segnalazione all’autorità giudiziaria finirebbe per incoraggiare forme di clandestinità sanitaria che porterebbero gli immigrati irregolari lontano dagli ospedali e dagli ambulatori e, in definitiva, fuori da ogni controllo sanitario, con serie ripercussioni sulla salute della collettività. È di questi giorni la notizia della giovane clandestina nigeriana morta di tubercolosi a Bari dopo essersi lungamente sottratta alle cure mediche per timore dell’espulsione.

Giovanni Baglio
Primo ricercatore del centro nazionale di epidemiologia,
 sorveglianza e promozione della salute dell'istituto superiore di sanità

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