VITERBO (Uno Notizie.it)
È piccola: sei, dieci millimetri. Chi ha buona vista, riesce a distinguere gli anelli bianchi sulle zampe e sull’addome. Si chiama zanzara tigre e, come una tigre, è particolarmente aggressiva.
In un opuscolo pubblicato in questi giorni dalla Ausl di Viterbo, i biologi Carmela Mariano e Calabe Barbetta spiegano a tutti i cittadini della Tuscia la portata del fenomeno e, soprattutto, come difendersi e come combattere questo fastidioso insetto.
La zanzara tigre, scrivono i due operatori sanitari nella pubblicazione, punge esclusivamente di giorno, con punture ripetute e rapide. È un regalo della globalizzazione: sconosciuta in Italia fino agli anni Novanta, si è diffusa, grazie al trasporto passivo, prima in Veneto, Liguria e Lombardia, poi progressivamente su quasi tutto il territorio nazionale.
Oltre al fastidio delle punture che possono essere medicate con disinfettanti, ghiaccio e creme al cortisone, la zanzara tigre può trasmettere anche alcune malattie tropicali, che richiedono particolare attenzione sanitaria. In aggiunta ai trattamenti che vanno fatti sul territorio da aprile a ottobre di ogni anno, sono necessari anche alcuni accorgimenti che ogni famiglia può mettere in atto. È bene, ad esempio, evitare il ristagno d’acqua in piccoli contenitori, come sottovasi, annaffiatoi, barattoli in cui le zanzare possono depositare le uova. È opportuno mettere anche dei pezzi di filo di rame nei contenitori che non si possono rimuovere, per ostacolare lo sviluppo delle larve. E per chi ha vasche ornamentali o fontanelle, un rimedio efficace è quello di farci nuotare dei pesci rossi, ghiotti di larve.
L’opuscolo, stampato dai ragazzi del Laboratorio di grafica digitale che partecipano a un progetto integrato della Neuropsichiatria infantile, è diffuso in tutti i distretti della Ausl ed è scaricabile dal sito www.asl.vt.it, nella sezione approfondimenti.
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