E' la prima missione italiana in soccorso del parco archeologico di Angkor in Cambogia, il più grande del mondo con i suoi 40 mila metri quadrati e mille templi, dichiarato dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanità. A guidarla è l’Università di Palermo, che ha siglato oggi un accordo che consentirà di svolgere per tre anni indagini sulle preziose sculture e di formare squadre di restauratori e di tecnici cambogiani che possano occuparsi con competenza del parco. Un progetto finanziato dal ministero per gli Affari esteri - Cooperazione allo Sviluppo con 519 mila euro.

A firmare l’intesa oggi, in Cambogia, il rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla, con il delegato alle Relazioni internazionali, Pasquale Assennato. Partner italiani del progetto, l’Università Iuav di Venezia, l’Opificio delle Pietre dure di Firenze, l’assessorato Beni culturali e ambientali della Regione siciliana. “La Cambogia – dice il rettore – è uno dei dieci Paesi più poveri del mondo e ha nel suo parco archeologico uno strumento straordinario di crescita e di sviluppo sostenibile. Siamo felici di portare competenze e strumenti che frenare il depauperamento di uno straordinario patrimonio culturale e possano servire al Paese a valorizzare le sue ricchezze e a uscire definitivamente da un periodo storico pesantissimo”.

Il parco include l'area della foresta e i resti sontuosi delle varie capitali dell'Impero Khmer, databili dal IX fino al XV secolo. È tuttavia esposto a vari tipi di rischi sia per la sua ampiezza, sia per la complessità del patrimonio di beni da salvaguardare, sia anche per la carenza di esperti in grado di curarne la conservazione. A rischio soprattutto la ricchissima collezione di opere scultoree custodite nei depositi che, a causa della mancanza di una loro catalogazione e di adeguate condizioni di esposizione indoor e outdoor, sono oggi soggette a seri rischi.

Il progetto prevede un intervento che stabilisca in Cambogia, a Siem Reap (in prossimità del Parco di Angkor), un presidio tecnico e didattico dell’Università di Palermo, che garantisca la presenza per otto mesi l’anno (tra ottobre e maggio), di personale aderente al programma. A essere coinvolti sono cinque dipartimenti di ricerca dell’Università di Palermo: Chimica Fisica, Chimica e Fisica della Terra ed Applicazioni, Ingegneria chimica dei Processi e dei Materiali, Scienze Botaniche, Beni culturali, storico-archeologici, socio-antropologici e geografici. Coinvolti anche il corso di laurea in Convervazione e restauro dei Beni culturali, attivato d’intesa con il Centro regionale di Progettazione e Restauro della Regione siciliana.

- Uno Notizie Palermo -

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