Libri, editoria, ultime notizie Firenze – Anno Domini 1510: quando Francesco Albertini, uomo di chiesa e di cultura, dà alle stampe il suo Memoriale di molte statue et picture sono nella inclyta cipta di Florentia, Firenze è la capitale culturale ed economica d’Europa, dove Leonardo, Michelangelo, Raffaello e tanti maestri eccellentissimi continuano ad arricchire il patrimonio plurisecolare di una geniale tradizione artistica.
        
Cinquecento anni dopo, grazie al Centro Di di Ginevra Marchi, il Memoriale torna in libreria (pagine 240, € 40, disponibile anche in inglese). Si tratta della prima edizione critica, autore lo storico dell’arte Waldemar de Boer, curatore Michael W. Kwakkelstein, direttore dell'Istituto Universitario Olandese di Storia dell'Arte che da oltre 50 anni svolge a Firenze intensa e qualificata attività internazionale di formazione e ricerca. La presentazione alla stampa oggi con la soprintendente al Polo Museale fiorentino Cristina Acidini, e al pubblico domani, in Palazzo Vecchio, con il contributo del presidente del consiglio comunale Eugenio Giani.        
        
Il Memoriale consiste in un opuscolo di appena 16 pagine il cui pregio sta nella descrizione di centinaia di dipinti, affreschi e sculture, sia di tema religioso che profano, collezioni private incluse. Nessuno aveva mai fatto niente del genere. Si tratta dunque del primo testo interamente dedicato all'arte fiorentina e, in un certo senso, della prima, pionieristica, guida turistica del mondo. Un documento fondamentale che fotografa i tesori della città quartiere per quartiere e, in più, quelli del contado: menziona numerose opere altrimenti sconosciute, fornisce basi sicure per successive attribuzioni, cita non poche ‘cose memorabili’ poi distrutte o disperse.
        
Soprattutto, il Memoriale fa immaginare lo stupore e l’orgoglio dei fiorentini per la loro città capolavoro, con l’imponente cattedrale di S. Maria del Fiore ormai quasi ultimata, il David di Michelangelo appena collocato in Piazza della Signoria (1504) e la leggendaria Battaglia di Anghiari affrescata da Leonardo in Palazzo Vecchio e allora ancora visibile.
        
Originario di Pontassieve (n. circa 1469 – m. post 30 agosto 1510), Albertini approda giovanissimo nella Firenze di Lorenzo il Magnifico, Botticelli, Filippino, Ghirlandaio, Verrocchio. Il momento è magico. L’economia fiorente e la diffusione degli ideali umanistici favoriscono il crescente interesse delle classi privilegiate e istruite verso l’antichità classica, la cultura, le arti. Il Memoriale vuole semplicemente soddisfare queste curiosità. Albertini lo dedica all’amico scultore e architetto Baccio da Montelupo e lo propone a una ristretta cerchia di conoscenti, fuori dal mercato librario, anticipando a suo modo i tempi di un’editoria turistica ancora assai lontana dal venire.
        
Sebbene per i criteri attuali possa apparire modesto, il Memoriale torna a porre questioni estreme su decine di capolavori perduti. La Battaglia di Anghiari o il gigante in terracotta Giosué di Donatello sono i misteri più noti, ma altri avvolgono molte delle opere disperse che oggi si trovano nei più celebri musei del mondo: il Martirio di S. Sebastiano di Antonio e Piero del Pollaiuolo alla National Gallery di Londra, la Coronazione della Vergine di Fra' Angelico al Louvre, la Vasca di fontana, attribuita a Antonio Rossellino e Benedetto da Maiano, che in origine abbelliva il giardino de' Pazzi e oggi il Metropolitan Museum of Art di New York.

        
Ricordando gli affreschi di Perugino e Giottino distrutti nell’assedio del 1529, Albertini accenna all’angelo di Leonardo nella chiesa di S. Salvi, nota una tavola ‘fiammingha’ nella chiesa di S. Egidio (la pala portinari di Hugo van der Goes, ora agli Uffizi) e mostra di apprezzare il valore delle collezioni d'arte romana antica in possesso delle grandi famiglie (Medici, Martelli, Ghiberti…). Tutto ciò fa della riedizione del Memoriale un autentico evento per gli storici dell’arte e l’editoria turistica.
        
Pregevole lo stesso metodo adottato per l'edizione critica. Tutte le opere d'arte ritrovate e gli edifici menzionati sono accompagnati da una fotografia e da informazioni dettagliate sia sulla provenienza che sulla committenza. Analogo il trattamento per le opere distrutte di cui sono rimaste immagini: ad esempio la stessa Battaglia di Anghiari, la Battaglia di Cascina di Michelangelo e la Sagra di Masaccio, in originare nella chiesa del Carmine. In totale, 32 tavole e circa 250 immagini e schede.

Fonte: ufficio stampa

riccardo@catola.com

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