VITERBO - (UnoNotizie.it) - Egregio Direttore, il convegno tenuto a San Martino giovedì scorso, organizzato dalla CISL, al quale avrebbe dovuto partecipare il ministro Matteoli, colpito, sembra, da una patologia influenzale, all’ultimo momento, e lo scambio di critiche tra Sposetti, Parroncini e Fortuna, sui collegamenti ferroviari tra Viterbo e Roma, testimoniano che la confusione regna sovrana presso la classe politica ed amministrativa locale e regionale, a proposito di quell’oggetto tanto desiderato, quanto misterioso, che è l’aeroporto futuro di Viterbo.

Il primo elemento di confusione è esplicito nei manifesti, affissi ovunque, che annunciavano il convegno e titolavano: "Il terzo scalo aeroportuale. Un’occasione di sviluppo per il nostro territorio".

Se Ciampino dovrà chiudere e trasferirsi a Viterbo, come aveva dichiarato qualche giorno fa lo stesso ministro, ora assente, Viterbo dovrebbe diventare il secondo scalo, sia per numero che per importanza.

A 736 giorni dall’apertura di questo benedetto aeroporto, non si conosce per certo nemmeno questo?

A 736 dal primo volo, magari inaugurato dall’A380, con a bordo 850 passeggeri, tra i quali presidenti, sindaci ed assessori, con le loro famiglie, che sponsorizzano l’hub viterbese, (come è stato definito il futuro scalo dal funzionario del ministero in rappresentanza del Ministro, secondo notizie di stampa,mentre ancora infuriano le polemiche se Malpensa dovrà ancora esserlo oppure no!), ancora non si conoscono quali saranno i collegamenti con Roma e con il bacino d’utenza delle provincie e regioni limitrofe.

Non solo si cerca una convergenza su quale percorso investire, ma se ne inventa uno nuovo come una ferrovia Viterbo-Tuscania-Tarquinia, ecc.

Quindi se ho ben capito le opzioni tra collegamenti ferroviari e stradali sarebbero 4 per i primi, ( Roma nord, Viterbo - Cesano- Roma, Viterbo - Capranica - Civitavecchia, Viterbo -Tuscania -Tarquinia ) e due per i secondi, ( Viterbo - Orte- Roma e Viterbo - Monteromano - Civitavecchia, da completare gli ultimi circa 40 km!).

Se ci sono voluti circa 10 anni per risolvere un problema di esproprio per il tratto della trasversale, strada Vetrallese e Cinelli, i cui lavori sono iniziati da un paio di mesi e proseguono con una lentezza esasperante, e ci sono voluti circa 20 anni per risolvere problemi simili per il semianello di Viterbo, sarà possibile completare circa 40 km di superstrada , circa 70 km di raddoppio della Viterbo - Cesano - Roma, o gli oltre 100 km della Viterbo - Roma nord, o i circa 60 della Viterbo-Capranica-Civitavecchia o i circa 50 della Viterbo - Tuscania -T arquinia, in 736 giorni, e con quali soldi?

Sarebbe stato più credibile se avessero proposto un tunnel ferroviario e stradale da Viterbo a Roma, come il tunnel sotto la Manica; almeno non ci sarebbero stati problemi di esproprio!

Oppure l’aeroporto si farà lo stesso senza adeguati collegamenti con il bacino d’utenza e quindi, come ha dichiarato il presidente dell’Enac, sarà una cattedrale nel deserto?

Ma quale società privata, o quale ente pubblico, con i tempi che corrono, potrà investire miliardi di euro per una cattedrale nel deserto?

Oppure si continuerà a sperperare denaro pubblico, quando con il federalismo fiscale si vogliono contenere gli sprechi e ridurre le tasse?

Se si aggiunge a tutto ciò il progetto del Comune di Viterbo di costruire un "parco termale" sulle stessa area dove edificare l’aeroporto, si dovrebbe cominciare a dubitare della propria salute mentale, dal momento che, per rispetto delle persone che ci rappresentano, non si osa nemmeno ipotizzare che la patologia riguardi loro!

Per capirci qualcosa, umilmente chiedo aiuto ad un grande pilota, pioniere dell’aviazione commerciale, Antoine de Saint-Exupéry, al quale è stato dedicato l’aeroporto di Lione, sua città natale ed autore anche di uno dei libri più letti, "Il Piccolo Principe".

Vorrei chiedere a tutti i sostenitori di quel "disegno", che dicono sia un aeroporto intercontinentale, come le "persone grandi", alle quali il piccolo Antoine mostrò il suo disegno, dissero che era un cappello, che invece, spiegò Antoine, era un boa che ingoiava un elefante, se per caso non sia una lucertola che ingoia una balena!

Giuliano Massaro

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