VITERBO (UnoNotizie.it)

Dal 30 Aprile al 3 Maggio prossimi sarà possibile ammirare nuovamente la città di Viterbo vestita di primavera con l’edizione di San Pellegrino in Fiore 2009, sicuramente unica, irripetibile e assolutamente da non perdere.

Durante una gita nel centro storico della città di Viterbo una meta obbligata è certamente il caratteristico quartiere medievale di San Pellegrino la cui fisionomia originaria, grazie al suo sorprendente stato di conservazione, testimonia un rarissimo esempio urbanistico in Italia di contrada duecentesca. Stradine, piazzette, porticati, torri, archi e palazzi hanno mantenuto costantemente inalterato nei secoli tutto il loro antico fascino, rappresentando per il capoluogo della Tuscia un "unicum" di notevole valore storico-artistico.

Passeggiando tra le vie che si snodano tra i muri grigi delle case, il turista avrà l’impressione di ritornare improvvisamente indietro nel tempo, immergendosi come per magia in un mondo lontano che regala al visitatore continui e suggestivi scorci. L’edilizia del rione, tipica dell’XI e XII secolo, predilige case di due o tre piani, costruite direttamente sul tufo senza fondamenta e con muri realizzati in blocchi di pietra rozzamente squadrati. La tipologia di dimora in cui più frequentemente ci si imbatte è la casa a due piani dotata di profferlo, peculiare componente architettonica della Viterbo medievale. I profferli sono scale esterne, sostenute da un arco a sesto ribassato, che conducono dalla strada ad un balcone di accesso alla casa.

Altre abitazioni, a cui non si accede direttamente dalla strada, si affacciano su dei cortili chiamati ancora oggi in dialetto viterbese richiastri. Molto particolare è la casa a ponte che congiunge due edifici separati dalla strada, creando così dei passaggi coperti. Il punto più pittoresco dell’intero quartiere che merita un’attenzione speciale è la piazza San Pellegrino. Su di essa si affacciano diverse costruzioni: il Palazzo degli Alessandri, la chiesa di San Pellegrino ed altri edifici, rifatti in varie epoche, sopra i quali svetta la torre Scacciaricci.

L’aspetto unitario della piazza è dato dal colore grigio scuro del peperino e del basalto, entrambi utilizzati sia per la pavimentazione sia per gli edifici. Il palazzo degli Alessandri, artisticamente molto interessante, venne innalzato nella prima metà del XIII secolo. La sua struttura, infatti, denuncia un periodo di transizione in cui i caratteri architettonici dello stile gotico cominciano ad innestarsi nella tradizione artistica locale. Nel 1251, non molti anni dopo la sua costruzione, il palazzo rischiò di essere demolito a causa di rivolgimenti politici, a quel tempo ricorrenti tra schieramenti avversi. La famiglia degli Alessandri, sostenitrice della fazione guelfa come i parenti Gatti, furono costretti ad abbandonare la città quando il potere passò nelle mani delle famiglie ghibelline Tignosi e Cocco. La conservazione fino ai nostri giorni di questo importante monumento si deve al perentorio intervento del pontefice Innocenzo IV il quale ordinò ai viterbesi, che non osarono opporsi, di mantenerlo integro ed illeso. Il palazzo, a tre piani, si contraddistingue per una curiosa variante del profferlo classico. La scala, infatti, non è situata fuori bensì dentro il muro perimetrale dell’edificio mentre, sul parapetto che la fiancheggia, si apre un ampio arco a sesto ribassato, ripetuto nella porta attigua e nelle finestre dei piani soprastanti.

Cronologicamente posteriore è la costruzione, poggiata su un arco rampante, che collega il palazzo ad un edificio con portico, formato da due archi sostenuti da colonne cilindriche e capitello a foglia. Qui, e in diversi altri punti, gli Alessandri sono ricordati dalla ripetuta presenza del loro stemma, il vaio sulla croce di Sant’Andrea. Sul lato opposto del colonnato sorge la chiesa di San Pellegrino uno dei più antichi monumenti della città, menzionata in un atto del 1045 come dipendenza dei monaci di Farfa e sotto la giurisdizione dell’Abbazia di San Martino al Cimino. Ma tanto altro ancora c’è da vedere e da scoprire nel piccolo grande gioiello di San Pellegrino, dove il tempo si è fermato e il passato continua a vivere nel presente.

Elisa Ignazzi

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