RONCIGLIONE ( UnoNotizie.it )

Sono al Café Virtuel e cerco un tavolo libero. Lo trovo vicino al grande schermo, da dove posso vedere tutto ciò che si muove virtualmente. Sta passando un maestoso corteo e furtivamente mi inserisco. E’ il corteo del Re Sole. Che sfarzo, che splendore! Sembra di essere all’interno di una favola. Sta andando verso il Palazzo, la Reggia di Versailles. Riesco anch’io ad entrare. E’ un incanto, è una cosa indescrivibile: splendido palazzo, splendidi giardini, splendide dame.


Versailles rappresentò l'apogeo della società di corte. Luigi XIV riuscì ad eliminare la nobiltà bellicosa e potenzialmente ribelle, sostituendola con un gruppo sociale sostenitore dello Stato, impersonificato nel Re, trasformando la monarchia francese in monarchia assoluta.


Sono di fronte al Re Sole in ginocchio, per ossequiarlo. Cercando di capire se nel sistema di potere che ha creato, ci siano proposte valide da trasferire al mio Paese, gli chiedo un’intervista, che mi concede. Salgo i gradini. Il Re Sole, malandato in salute, è sul suo Trono d’Oro. Posso vederlo da vicino e parlarci direttamente. E’ triste e perplesso. Si è trovato, non si capisce per quale marchingegno, a transitare nel mondo attuale e non riesce a capire perché una parte della popolazione sia contro di lui. Nonostante le sue guardie del corpo, alcuni facinorosi gli hanno gridato in faccia: “Pedofilo!”.

Non riesce a capire il significato di questa parola. Tocca a me spiegargli che un pedofilo è un adescatore di minorenni. E’ sconvolto. Cerco di calmarlo dicendogli, che quelli che gridano queste cose sono degli invidiosi. 


Il Re Sole vorrebbe mandarli tutti a morte, perché hanno osato gridare contro di lui.


“Ma come?” mi dice: “L'état, c'est moi, (Lo Stato sono io)! E poi sono sempre stati i genitori ad offrirmi le loro figlie vergini? E che significa poi minorenni?”


Tocca a me, ancora spiegargli che con tutto il suo Regno, è stato virtualmente trasferito nel nostro tempo e che quindi deve cercare di comprendere anche i dissenzienti, che ai suoi tempi non esistevano. Soltanto molto dopo di Lui è avvenuta, infatti, la grande contestazione dell’ancient règime con la Rivoluzione francese.


Insiste ripetendo quanto disse sul suo letto di morte: "Je m'en vais, mais l'État demeurera toujours" (Io me ne vado, ma lo Stato resterà sempre). E non riesce a capire perché molti Stati abbiano scelto la democrazia e soprattutto non capisce la protesta del popolo. Lui che era abituato agli applausi e alla deferenza ossequiosa.


Lo rassicuro dicendogli che non deve dar peso alle proteste e poi le forme democratiche sono state solo una parentesi e stanno scomparendo. Fra poco tempo si dissolveranno definitivamente.


Luigi XIV: “Questo lo so bene. Il popolo non mi fa paura. Il popolo non esiste, specialmente nel vostro sistema. Ai miei tempi avevo bloccato subito sul nascere la rivolta della “fronda”, che era istigata dalla nobiltà e si serviva del popolo. Dopo di allora avevo reso tutti felici e invece adesso gridano contro di me. E questo succede, perché da voi c’è ancora il sistema democratico, inadatto per assicurare la felicità della collettività e  lascia che avvengano proteste inconcludenti. Non ho mai creduto nella democrazia come il sistema per assicurare il benessere a tutti i cittadini. Non la pensavo come i Greci, che la ponevano in cima alle forme di governo possibili. Per un motivo o per l’altro infatti il popolo non elegge mai il candidato che può farne gli interessi. Preferisce il più furbo, il più ricco, il più simpatico, e certe volte il più bello.


Ramon: “Infatti è un fenomeno incomprensibile, ma anche curioso”.


Luigi XIV: “Il popolo non capisce niente. Con duemila anni di tentativi e dopo diecimila capi di stato è stato eletto Gandhi. Mentre sappiamo che quello dovrebbe essere l’obiettivo: di scegliere il migliore. Quindi non è dalle elezioni, anche se con candidati selezionati da quattro o cinque persone, che è possibile creare il bene della società.


Ramon: “Bisogna allora invertire l’ordine indicato dai Greci, che ponevano al primo posto la democrazia, poi l’aristocrazia e la monarchia?


Luigi XIV: “Queste vanno incluse fra le utopie assurde. Di veramente realizzabili rimangono le altre tre ipotesi, che i Greci definivano peggiori: la tirannide, l’oligarchia, la demagogia. La migliore risulta la tirannide, che con forma più vicina ai vostri tempi può definirsi assolutismo. Questo sistema di governo, di cui sono sostenitore, nel mio periodo tanto lustro ha dato alla civiltà. Esso può risolvere tutti quei problemi di malgoverno, che la vostra democrazia, va trascinandosi dal giorno dell’adozione del suffragio universale. Dovete allora respingere decisamente l’assunto lockiano che il potere provenga dal basso. Occorre che ritorniate alle vecchie teorie, che vogliono l’autorità del sovrano discendere direttamente da Dio. Avreste innumerevoli vantaggi affidandovi a una nuova casa regnante.   L’assolutismo è il sistema di governo che più garantisce l’ uguaglianza tra i cittadini. La volontà di Dio è che chiunque nasca suddito, ubbidisca senza discernimento”.


Ramon: “Questo significherebbe abolire tutti i privilegi delle caste?”


Luigi XIV: “Certo. I privilegi dipendono esclusivamente dalla volontà di Sua Maestà e non sono mai acquisiti definitivamente. Inoltre, con le moderne tecnologie, il Re potrebbe risolvere i problemi della burocrazia che vi paralizzano. Non ci sarebbe più bisogno di magistrati, che cercano sempre di affossare i vostri Capi. Basterebbe un sì o un no di Sua Maestà per dirimere in un attimo centinaia di controversie. Le vostre cosiddette democrazie si sfaldano una dopo l’altra o si trascinano tra gli scandali. La monarchia assoluta è perfetta ed efficiente, senza conflitti, né sindacati. Non ci sarebbero inconcludenti diatribe: alla fine la volontà del monarca metterebbe tutti d’accordo. Le cose stanno in questo modo: punto e basta. Il suddito ne prende atto e vive tranquillo”.


Ramon: “Maestà come vede la monarchia in Italia?”


Luigi XIV: “Si tratterà di scegliere tra le famiglie che più si sono distinte. Ve ne sono che da decenni studiano da sovrani e possono aspirarvi. Si può dire che di regale abbiano già condotta e atteggiamenti, insomma manca solo l’incoronazione ufficiale. Alcuni sanno ben lavorare, manipolare perfettamente l’informazione, mentire al momento giusto, fare affermazioni e un momento dopo ritrattarle, far sparire immondizia e crisi come fossero maghi, sanno imporre il loro potere e il popolo li segue e li acclama, provando masochistico piacere ad obbedire. Sono bravi, sono miei emulatori, ma ancora non meritano il potere assoluto. Si stanno impegnando in una grande riforma che elimini tutte le caste, concentrando il potere nelle loro mani. Tutto andrà valutato quando i discendenti si saranno adattati al nuovo status sociale, e potranno disporre del potere di vita e di morte, non solo sugli stranieri, ma anche sui sudditi. 


Ramon: “Insomma non vede capi adatti a divenire Re assolutistici, come fu lei ai suoi meravigliosi tempi?”


Luigi XIV: “No! Non sarebbero capaci di governare come io ho fatto. Se abbandoneranno la loro goffaggine e mostreranno di essere infallibili, potranno riuscirci. Ma li vedo più impegnati a confondersi con il volgo, che non sa quello che vuole e spesso si contraddice e sbaglia, mentre dovrebbero assurgere al ruolo di Re. Non sono capaci di far sparire completamente il dissenso e far tacere l’informazione contraria. In Italia poi, siete dei bacchettoni, ascoltate Cardinali e Vescovi e poi vedo anche delle fronde, che se non eliminate potrebbero portare danni al disegno strategico. Credo quindi che abbiate bisogno ancora di qualche anno prima che le cose ritornino nel loro corso naturale, dato che fin dalle primitive tribù, gli uomini si sono sempre dati un capo a cui hanno attribuito il potere. Così facendo il popolo potrà tornare a fare il popolo, finalmente libero dallo stupido fardello, che gli ha procurato solo fastidi”.


Ramon: “Perché pensa che in Italia non ci siano Re capaci di divenire monarchi assoluti? Eppure i candidati a Re sono a lei molto simili. Hanno anch’essi sfarzosi palazzi e ville, dove sembra abbiano fatto ricavare, come fece lei a Versailles, passaggi segreti, per avvicinare le loro cortigiane e poi lavorano alla grande riforma, come fece lei dopo la rivolta delle fronde”.


Luigi XIV: “No! Non avete ancora capi adatti a divenire quello che io sono stato: Il Re Sole o meglio “L'état, c'est moi”. Nessuno dei candidati ha avuto come me una nascita miracolosa. Essere predestinato da Dio a governare, mi ha dato l’Infallibilità. L’aspirante che da voi va per la maggiore, non è infallibile per scelta e perde tempo a leggere le sciocchezze dei giornalisti e se ne rammarica, mentre dovrebbe lasciare che parlino pure, tanto è risaputo che le maldicenze lasciano il tempo che trovano. Peccato, non vedo proprio uomini adatti; désolé”.

Ramon

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