In ogni città capoluogo di regione, sono stati alcune migliaia i dipendenti dei Ministeri e delle Agenzie Fiscali scesi in piazza, e parecchie centinaia nei centri minori.
Ci sono stati interventi di amministratori pubblici a sostegno della vertenza, come ad esempio Bari. In alcune città i lavoratori hanno dato vita a cortei spontanei che sono poi confluiti nei presidi, come a Roma, ovvero si sono diretti verso la sede della RAI, come a Torino. Delegazioni unitarie sono state ricevute dai prefetti, ai quali abbiamo illustrato le ragioni della protesta e rappresentato il forte malessere dei lavoratori.
In tutta Italia, complessivamente, circa 80.000 tra lavoratrici e lavoratori sono scesi in piazza contro i recenti provvedimenti governativi.
Interventi che riducono fortemente le retribuzioni, che non stanziano risorse per rinnovare i contratti di lavoro che garantiscano la difesa del potere di acquisto delle retribuzioni. Misure che tagliano le risorse e il personale, creando le condizioni per la chiusura, a breve, di molti uffici pubblici. Provvedimenti che cancellano molte norme dei contratti di lavoro, creando regole diverse tra lavoro privato e lavoro pubblico, invece di definire un unico modello contrattuale.
La mobilitazione dei lavoratori di questi settori prevede un altro appuntamento, per il 10 ottobre, presso le sedi centrali di ogni amministrazione, nell’ambito del mese di iniziative, a sostegno della vertenza del lavoro pubblico, promosse dalla FP-CGIL, dalla CISL-FP, dalla UIL-PA e dalla UIL-FLP.
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