Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un tracollo progressivo del mondo dell’istruzione, iniziato con la Moratti e le sue stangate alla scuola pubblica in favore di quella privata e proseguito dall’ex-ministro Fioroni con la reintroduzione del “rimando” , che ha reso la scuola un luogo sempre più elitario.

 

Era purtroppo da aspettarselo che con l’insediarsi dell’ultimo governo Berlusconi il nuovo ministro avrebbe raggiunto l’apice di questa progressiva d/istruzione , che vede annientati scuola, insegnanti e studenti.

 

Maria Stella Gelmini, appena insediata a ministro, lasciò l’Italia allibita quando dichiarò “La scuola pubblica è come una macchina che non ha più bisogno di benzina, ma di una maggiore abilità nell’essere condotta”:

Difatti sotto questo motto iniziò immediatamente a sottrarre “benzina” alla cosiddetta “macchina”, con tagli di oltre ottomiliardi di euro, a danno di insegnanti e collaboratori scolastici che resteranno senza impiego.

 

La reintroduzione del voto in condotta, che potrà scendere fino al 5, oltre a fare media potrà causare anche la bocciatura. Questa norma, giustificata da fenomeni come quello del bullismo, in realtà serve solo a controllarci e a limitare la nostra libertà d’azione e autodeterminazione all’interno delle nostre scuole.

 

La reintroduzione del maestro unico alle elementari, provvedimento allarmante quanto ipocrita, e sempre per “tutelare” l’infanzia, l’eliminazione del tempo pieno negli asili costringeranno molti genitori a dover smettere di lavorare in orario pomeridiano. Il comun denominatore e unico vero obiettivo di tutto ciò è ridurre drasticamente le spese per l’istruzione e quindi… tagliare! Tagliare! Tagliare!

 

Mentre la Gelmini si adopera per distruggere l’istruzione in Italia, la scuola è ricominciata da quasi un mese e i nostri genitori già fanno i conti con il caro libri, che anche quest’anno ha visto un netto decollo dei prezzi, senza contare le spese per gli abbonamenti all’autobus e dei treni di chi a scuola ci deve arrivare da fuori città.

 

Come sono spiegabili tutti questi rincari davvero esagerati se non con un maggiore profitto delle case editrici, che ogni anno propongono una nuova versione dello stesso libro, e delle compagnie di trasporto?

 

Tutto questo rientra nel tentativo, già iniziato dai precedenti governi, di rendere la scuola pubblica terreno di profitto privato sia per i vecchi presidi, trasformati in dirigenti scolastici, sia per tutte le imprese e aziende che guadagnano sulle spalle degli studenti e di chi la scuola la vive ogni  giorno. Centinaia di euro ogni anno per dare ai propri figli un’istruzione che non garantisce più un futuro concreto. Un futuro che ormai è compromesso fin dal primo approccio del bambino con la società, un futuro inserito nei limiti di quello che ci viene impartito dall’alto, uno schema già prestabilito che limita la creatività, la curiosità, l’autodeterminazione e lo sviluppo di spirito critico che sono elementi fondamentali per la crescita di una persona verso la maturità e la vita.

 

Abbiamo deciso di portare il nostro contributo e di aderire alla mobilitazione nazionale del giorno 3 ottobre calando diversi striscioni nei pressi delle scuole di Senigallia e portando i diretti interessati a conoscenza di quello che sta succedendo alla nostra istruzione da ormai troppo tempo.

 

 

Riprendiamoci i nostri tempi! Riprendiamoci i nostri spazi!

 

 

 

Collettivo Studentesco Zenit

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