Crisi e licenziamenti, il caso delle Poste Italiane - 846 milioni di euro di utili sul bilancio 2011. E’ questo l’apprezzabile traguardo, reso noto lo scorso 18 Aprile, ottenuto nello scorso anno delle Poste Italiane che hanno giudicato i risultati del 2011 “estremamente positivi” i risultati del 2011 annunciando anche un risultato operativo di 1 miliardo e 641 milioni di euro. Numeri questi, spiega una nota di Poste Italiane, che collocano la compagnia “di gran lunga al primo posto al mondo per redditività nel confronto con i principali operatori internazionali”.
A far da contraltare a un bilancio in netta crescita è però un piano di razionalizzazione aziendale che porterà a 1765 licenziamenti in 5 regioni italiane.
La razionalizzazione voluta da Poste Italiane, per cui tutte le zone di recapito, sia urbane che non urbane avranno la stessa grandezza, dipende da un complesso coefficiente che tiene conto della distanza tra l’ufficio postale e la zona di recapito, dei numeri civici, di quante famiglie e negozi ci sono in zona e del tragitto totale per attraversarla tutta da una parte all’altra, oltre al volume della corrispondenza che negli ultimi anni è in calo perché le comunicazioni si spostano su internet e per la concorrenza di altri gestori postali.
Le regioni interessate sono per ora il Piemonte, l’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche e la Basilicata, dal 2013 invece la razionalizzazione delle zone di recapito investirà tutta Italia e porterà, secondo le previsioni della Cgil, a circa 12.000 esuberi.
La Toscana risulta essere la regione più colpita con 600 licenziamenti tra postini e personale del Centro di meccanizzazione postale (Cmp) di Pisa che perderà 130 operatori. Segue il Piemonte con 547 tagli e l’Emilia Romagna con un decurta mento di 466 posti di lavoro tra tra portalettere, capisquadra e addetti alla lavorazione interna della corrispondenza. I restanti 150 tagli toccheranno a Marche e Basilicata.
Per Valerio Grillini, segretario regionale dei postelegrafonici (Slp) della Cisl, il piano di razionalizzazione arriva “dopo che la recente riorganizzazione aveva già limitato ogni singolo recapito a cinque giorni alla settimana e ridotto il personale di 300 addetti”, mentre Loris Sermasi della Cgil nota come l’azienda abbia“deciso una ristrutturazione profonda del lavoro” che non ha nulla a che vedere con picchi di lavoro o stagionalità. A breve verranno annunciate le mobilitazioni che i sindacati metteranno in campo per protestare contro il nuovo piano aziendale di Poste italiane.