Il testo del decreto sulla spending review apporta anche considerevoli novità riguardo alla situazione degli esodati: si prevede infatti che sarà attivato un fondo per ulteriori 55mila lavoratori esodati “individuati” dal ministro Fornero dopo il lavoro d’indagine dell’Inps e che si sono aggiunti ai (solo) 65 mila di cui il ministro aveva parlato in un primo momento.

Il testo della spending review parla chiaro, infatti. L’articolo da tenere in considerarazione è il 17 del dl, che afferma:“Incremento lavoratori salvaguardati dall’incremento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico”. In altre parole, gli esodati: “le disposizioni – si legge – in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del citato decreto-legge n. 201 del 2011 - ovvero il decreto che conteneva la riforma delle pensioni, varato nel dicembre scorso - continuano ad applicarsi, nel limite di ulteriori 55.000 soggetti, ancorché maturino i requisiti per l'accesso al pensionamento successivamente al 31 dicembre 2011”.

In pratica, si prevede un fondo anche per gli ulteriori 55mila, ma è il comunicato stampa di Palazzo Chigi sulla spending review è ancora più esaustivo: “Grazie al risparmio ottenuto sarà inoltre possibile estendere la clausola di salvaguardia in materia pensionistica prevista dal decreto legge ‘Salva Italia’ ad altri 55.000 soggetti, anche se maturano i requisiti per l’accesso al pensionamento successivamente al 31 dicembre 2011”. Ma di quanti soldi stiamo parlando? “Complessivamente l’importo a favore dei lavoratori ‘salvaguardati’ è di 1,2 miliardi”.

Un bene? Più no che sì. Spieghiamo perché. Sebbene sia lodevole (e ci mancherebbe …) che l’esecutivo abbia pensato di investire i soldi risparmiati per coprire quelle migliaia di persone che si ritroveranno senza lavoro e senza pensione, c’è comunque qualcosa che non torna. Capiamo cosa. Per 55 mila esodati, come detto, sono stati previsti 1,2 miliardi di copertura. Peccato però che la cifra sia assolutamente insufficiente. Basti pensare che per i primi 65 mila soggetti individuati da Elsa Fornero sono stati stanziati 5 miliardi. In pratica soltanto per diecimila lavoratori in meno, ben 3,8 miliardi di differenza. Una sproporzione che salta agli occhi. La domanda nasce immediata: come potrebbero bastare solo 1,2 miliardi per 55 mila esodati, se per soltanto diecimila in più – 65 mila – è stato disposto un fondo di 5 miliardi? Come detto, qualcosa non torna.

Ma se questi 55 mila, per i motivi detti, non possono avere certezza di una totale copertura, non se la passano meglio, al momento, nemmeno i primi 65 mila esodati “salvaguardati” dal ministro Fornero. Il motivo è presto detto: manca il decreto attuativo, promesso dall’esecutivo la cui scadenza, per giunta, era stata fissata al 30 giugno. A lanciare l’allarme è stato due giorni fa il parlamentare e capogruppo Pd in commissione lavoro Cesare Damiano.

Il democratico, che già in altre occasioni ha dimostrato di non gradire l’operato dell’esecutivo sul tema lavoro, ha fatto notare che, al momento, “il decreto interministeriale sui 65mila ‘salvaguardati’ da tempo annunciato dal ministro Fornero” ancora non è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Insomma, per il momento solo parole. Nessun decreto attuativo, sebbene la scadenza prevista fosse del 30 giugno. Nove giorni fa.

Tanto fumo, poca chiarezza. Tante promesse, ma niente di concreto per ora. Senza dimenticare, peraltro, che, stando a quanto denunciato dai sindacati, rimangono completamente fuori dall’interesse dell’esecutivo altri 200 mila lavoratori. A ragione pochi giorni fa anche Maurizio Zipponi, responsabile lavoro Idv, aveva usato parole forti nei confronti della riforma  e della sua autrice: “i lavoratori esodati – ha detto - vengono divisi in due categorie: c’è chi sopravvivrà, potendosi agganciare alla pensione e chi, invece, dovrà soffrire in attesa di una fantomatica soluzione promessa.

La nostra Costituzione dice che un diritto è tale se è universale. Quando, invece, è concesso solo a qualcuno si tratta di carità o di elargizione. Il governo, quindi - ha continuato l’esponente IdV - con il decreto firmato si pone sicuramente fuori dal perimetro costituzionale. Quello che consideriamo folle è che ancora non è stato dichiarato il numero di quei lavoratori ‘disgraziati’ che sono condannati a rimanere in uno stato di angoscia perché privi sia di ammortizzatori che di pensione”.

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