Sardegna, ultime notizie Cagliari - UnoNotizie.it - Quella che sembrava  una questione in via di risoluzione si riaccende nuovamente e diventa una protesta più aspra di prima. Gli operai dell’Alcoa di Portovesme, lo stabilimento sardo per la produzione di alluminio, non si danno per vinti infatti, e stamattina sono tornati a manifestare tutta la loro rabbia. Due lavoratori di cui non si conosce ancora l'identità, ma che portano la divisa da lavoro dell'Alcoa, hanno compiuto un gesto disperato e sono saliti a 70 metri d'altezza su uno dei silos dell'impianto di Portovesme. E' successo durante l'assemblea dei lavoratori. "Ci resteremo fino al 10” - hanno detto i due dopo che si trovavano sul silos già da cinque ore.

La nuova, clamorosa iniziativa è di natura estemporanea anche se da domani e sino a domenica 9 settembre verranno effettuate in Sardegna diverse iniziative di lotta per preparare la manifestazione a Roma di lunedì prossimo. Lo ha deciso l'assemblea dei lavoratori, riunita oggi in fabbrica dai delegati di Cgil, Cisl e Uil del Sulcis e delle Rsu. La macchina organizzativa per la trasferta nella Capitale è già all'opera: i sindacati stanno cercando di portare a Roma almeno 500 operai dell'impianto di Portovesme accompagnati anche dagli amministratori, commercianti e cittadini comuni, che hanno già aderito alla mobilitazione di tutto il territorio.

Nei prossimi giorni ci sarà anche un incontro con i sindaci per definire alcuni aspetti del viaggio dei lavoratori che dovrebbero partire sabato da Cagliari per Civitavecchia con ritorno da Olbia. Riguardo la motivazione dello slittamento dell'incontro al ministero dello sviluppo economico, i sindacati hanno riferito agli operai in assemblea che "é motivato dalla necessità di effettuare un approfondimento tecnico tra Governo e Glencore venerdì 7 settembre e che, a fronte di una graduale fermata degli impianti, è stata data la disponibilità per posticipare la data della riunione".

Sulla vicenda Alcoa, il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera ha dichiarato, durante un intervento  alla Festa Democratica di Reggio Emilia, che "non dobbiamo nasconderci che è una situazione quasi impossibile e di scarsissimo interesse per possibili investitori".

Secondo il ministro dello Sviluppo, tenere aperta Alcoa "costa, ma siamo disponibili a farlo se ci fossero compratori". Poi, ha aggiunto, "intendiamo anche rispettare i patti. C'é un accordo ben preciso, sottoscritto da tutti: se non lo rispettassimo perderemmo di credibilità in altri accordi per gestire fasi più difficili di altre aziende".

I deputati del Pdl Salvatore Cicu e Piero Testoni, hanno replicato: "Siamo increduli e perplessi per una dichiarazione almeno poco prudente da parte del ministro". I rappresentanti sardi del Pdl erano presenti oggi all'incontro tra il segretario del Pdl Alfano e i sindacati. "E' chiaro - proseguono - che non ci sono investitori se proprio Passera per primo, che è il ministro dello Sviluppo economico, non dice che il settore dell'allumino è strategico a livello nazionale".

Intorno alle 18.00, poi, il ministro Passera ha corretto il tiro, spiegando che : "Le cose bisogna affrontarle ad oggi non abbiamo una manifestazione di interesse da parte di nessuno: non è escluso che possa arrivare anche presto, però se non arrivasse andremo avanti a lavorare. In questa situazione vanno rispettati gli accordi che tutti abbiamo sottoscritto al ministero alcuni mesi fa".

"Sinistra Ecologia Libertà sostiene la lotta dei lavoratori dell'Alcoa. Anche le ultime contraddittorie e ciniche affermazioni del ministro Passera confermano l'inadeguatezza di questo governo nel contrastare la crisi, nel definire una politica industriale, nel costruire alternative concrete per la Sardegna e per tutte le altre realtà produttive in crisi nel Paese". Lo afferma Nichi Vendola, presidente di Sel.

Il presidente del Copasir Massimo D'Alema ha invece dichiarato: "Voglio manifestare solidarietà verso i lavoratori dell'Alcoa. Il governo deve attivarsi, anche per trovare soluzioni o progetti alternativi perché non credo che si possa lasciare a sè stessa una realtà produttiva così importante in una Regione che già paga un prezzo altissimo alla crisi industriale ed economica".

"Il Paese - prosegue - deve recuperare molto tempo perduto in materia di produttività. Sono 10 anni perduti, gli anni di Berlusconi che hanno lasciato uno strascico pesante di problemi irrisolti, riforme non fatte. Molto dipenderà dalla collaborazione con i lavoratori e non dal conflitto".
Per parte sua l’azienda ha tenuto a chiarire in una nota che "Secondo le intese del 27 marzo 2012, non essendo stata formalizzata entro il 31 agosto alcuna lettera di intenti finalizzata alla vendita dello stabilimento, il programma di fermata è stato avviato, con comunicazione formale al sindacato, il 1 settembre 2012".

La fermata delle 85 celle elettrolitiche slitterà, invece, alla prossima settimana, in attesa dell'esito dei due incontri fissati a Roma al ministero dello Sviluppo economico: uno il 7 settembre con la multinazionale svizzera Glencore, potenziale acquirente della fabbrica, il secondo il 10 con i sindacati, la Regione, gli amministratori del territorio e la stessa Alcoa.
Intanto sul versante delle miniere del Sulcis il ministro dell’Ambiente Corrado Clini è al lavoro su un progetto di riconversione che dovrebbe evitare la chiusura della miniera. Intervenuto su Canale 5, Clini ha spiegato che "il progetto sul quale dobbiamo lavorare dovrebbe consentire la realizzazione di un impianto per la produzione di elettricita', utilizzando anche il carbone del Sulcis con tecnologie molto avanzate, tecnicamente di tipo 'critico', che consentono un elevato rendimento e basse emissioni".

L'ipotesi delineata dal ministro e' quella di "catturate le emissioni di anidride carbonica e sequestrarle direttamente nella miniera". Una cosa è certa per il ministro: "Dobbiamo essere aperti a tutte le possibilità, senza nessun pregiudizio. Comunque per il momento la miniera non sarà chiusa".

Il ministro ha quindi ricordato che il carbone del Sulcis "e' ricco di zolfo e ha un potere calorifico relativamente basso rispetto al carbone 'normale'" e queste caratteristiche lo rendono potenzialmente adatto per questo tipo di progetto. "Quello che ora dobbiamo capire", ha argomentato Clini, "e' se questo progetto e' possibile. Siamo pronti a lavorare su questo ma il risultato si vedrà solo con il progetto finale".

E ha concluso: "Dobbiamo comparare questa ipotesi di luogo tecnologico avanzato con altre ipotesi di riconversione del sito. E il discorso deve essere fatto in maniera molto aperta e trasparente, ancorata sulla fattibilità della tecnologia che si vuole usare" con l'obiettivo "di consolidare in quell'aria attività produttive pulite. La soluzione migliore sarebbe ovviamente la realizzazione dell'impianto ad alta tecnologia, che ha un alto costo ma diventerebbe competitivo a livello europeo e internazionale, perché sono tecnologie su cui si sta lavorando anche in Cina e negli Stati Uniti".

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