Ultime news - UnoNotizie - Sfatata la credenza popolare secondo cui il più l’assistito è anziano e consuma più farmaci. E' quanto emerge da uno studio italiano pubblicato sul 'Journal of the American Medical Directors Association', condotto dal gruppo di lavoro geriatrico dell’Aifa. La ricerca pubblicata per descrivere il profilo di utilizzo dei farmaci nella popolazione ultrasessantacinquenne in Italia, ha analizzato i consumi 2013 del database Osmed dell'Aifa, analizzando i dati del 2013 relativi a 3 milioni e 400mila soggetti con età superiore ai 65 anni, estrapolati da un campione di quasi 16 milioni di individui, rappresentativo di circa il 27% dell'intera popolazione Italiana. Il lavoro si è concentrato in particolare sugli ultranovantenni, una fascia di popolazione consistente (sono oltre 600.000 gli ultranovantenni in Italia) e in netta crescita.

Conclusione, la prescrizione farmacologica aumenta progressivamente sino agli 85 anni di età, per poi declinare negli anni successivi, con una sostanziale riduzione tra i soggetti di età pari o superiore ai 95 anni. E cambia con l'avanzare dell'età anche la tipologia di farmaci assunti. La prescrizione di medicinali, in altri termini, segue curva a U: si va da un minimo di quasi 2 ricette all’anno nei pazienti sotto i 65 anni di età fino a più di sette tra gli 80-84enni. Quindi si torna a scendere e dopo i 95 si rientra nei valori pre-65.«Questa è una delle prime ricerche che valuta l’andamento delle prescrizioni farmacologiche nella popolazione anziana e molto anziana» commenta il Presidente dell’Aifa, Sergio Pecorelli «ed è una fotografia molto interessante che smentisce l’assunto per cui l’uso dei medicinali aumenti con l’avanzare dell’età».

Dallo studio, inoltre, emergono significative differenze di genere: le donne sembrano assumere più dosi quotidiane di farmaci rispetto agli uomini, a indicare probabilmente che questi ultimi arrivano più in salute al traguardo dei 90 anni. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, al di là dell'età, in Italia consumiamo ancora troppi farmaci. È uno spreco in quanto crescono le dosi giornaliere di medicine prescritte e il ricorso agli antidepressivi. Mentre cala l'uso degli antibiotici, anche se è ancora molto alto rispetto al resto dell'Europa. Ma al maggior consumo non corrisponde una maggiore attenzione nel segnalare gli effetti collaterali

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