Ultime news - UnoNotizie.it -  - Prosegue la crescita, in termini assoluti e relativi, della popolazione di 65 anni e più. Al primo gennaio 2019,  infatti, gli over 65enni sono 13,8 milioni e rappresentano il 22,8%  della popolazione totale. L’aumento continuo della popolazione al di  sopra di una determinata soglia di età è in linea col quadro di progressivo invecchiamento e si deve principalmente alle riduzioni di  mortalità che hanno avuto luogo nei decenni antecedenti.

E’ quanto  emerge dai dati diffusi oggi dall’Istat.

Rispetto al primo gennaio 2015, cioè nel preciso momento in cui la popolazione totale raggiungeva con 60,8 milioni il massimo dell’epoca recente e da cui, in seguito, si è avviato un declino protrattosi nei quattro anni successivi, la popolazione ultrasessantacinquenne  registra un incremento di 560mila unità.

La diminuzione della popolazione complessiva nell’arco degli ultimi  quattro anni si deve, pertanto, alla progressiva riduzione della popolazione fino a 14 anni di età (-420mila) e di quella in età 15-64  anni (-540mila). I giovani fino a 14 anni sono oggi circa 8 milioni e  rappresentano il 13,2% del totale; gli individui in età attiva sono  38,6 milioni e costituiscono il 64%. Nel quadro di tendenze così  contrapposte tra soggetti in condizione attiva o formativa e chi  risulta, invece, prevalentemente ritirato dal mondo del lavoro,  crescono ulteriormente i rapporti di dipendenza intergenerazionale.

L’indice di dipendenza degli anziani, ad esempio, risulta oggi pari al 35,6%, quello di vecchiaia al 173%, cosicché l’età media della popolazione supera abbondantemente i 45 anni.

Peraltro, anche la popolazione in età attiva sta  divenendo sempre più anziana. La quota di individui in età 15-39 anni  scende al 26,8% del totale, quella relativa ai 40-64enni sale al  37,2%. Tale processo, in atto già da diversi anni, avrà termine quando le generazioni nate negli anni del baby-boom, oggi bene all’interno  della popolazione in età attiva adulta, avranno completato la transizione verso le età anziane. In linea con i progressi di sopravvivenza conseguiti dalle generazioni nel tempo, la popolazione super anziana ha ormai raggiunto una cifra  significativa. In Italia si contano circa 2,2 milioni di individui di  età pari o superiore agli 85 anni, il 3,6% del totale.

L’Italia, inoltre, detiene il record europeo, insieme alla Francia,  del maggior numero di ultracentenari in vita, oltre 14mila in base  alle stime. Nell’ultimo quinquennio, in realtà, tale popolazione super longeva ha subito una riduzione da che, al primo gennaio 2015, aveva  conseguito il suo massimo storico con oltre 19mila individui. Ciò è  stato dovuto al fatto che, in tale periodo, transitavano tra gli  ultracentenari i superstiti delle generazioni del primo conflitto mondiale (1915-18), contraddistinte da un minor numero di nati. È assai verosimile che la riduzione si protrarrà per un altro anno ancora, nel momento in cui subentreranno tra le coorti ultracentenarie i nati nel 1919, ma da quello successivo riprenderà la corsa a nuovi e più cospicui traguardi di longevità.

Nel 2018 si registra un nuovo aumento della speranza di vita alla nascita. Per gli uomini la stima è di 80,8 anni (+0,2 sul 2017) mentre per le donne è di 85,2 anni (+0,3). A 65 anni di età la speranza di vita residua è di 19,3 anni per gli uomini (+0,3 sul 2017) e di 22,4 anni per le donne (+0,2).

In totale, al primo gennaio 2019 si stima che la popolazione ammonti in Italia a 60 milioni 391mila residenti, oltre 90mila in meno sull’anno precedente (-1,5 per mille). La popolazione di cittadinanza italiana scende a 55 milioni 157mila unità (-3,3 per mille). I cittadini stranieri residenti sono 5 milioni 234mila (+17,4 per mille) e rappresentano l’8,7% della popolazione totale.

Nel 2018 si conteggiano 449mila nascite, ossia 9mila in meno del precedente minimo registrato nel 2017. Rispetto al 2008 risultano 128mila nati in meno. I decessi sono 636mila, 13mila in meno del 2017. In rapporto al numero di residenti, nel 2018 sono deceduti 10,5 individui ogni mille abitanti, contro i 10,7 del 2017. Il saldo naturale nel 2018 è negativo (-187mila), risultando il secondo livello più basso nella storia dopo quello del 2017 (-191mila).

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