PERUGIA (UNONOTIZIE.IT)
“A settembre, nelle scuole elementari e medie dell’Umbria, perderanno definitivamente il posto di lavoro circa 540 docenti e 240 non docenti, che dopo anni di precariato non avranno diritto nemmeno ad ammortizzatori sociali. Allo stesso tempo, molti istituti scolastici non saranno in grado di garantire la proposta di offerta formativa, in termini qualitativi né quantitativi, richiesta dalle famiglie”. E' “l’accorato allarme” che ha lanciato stamani l’assessore al’Istruzione e Diritto allo Studio della Regione Umbria, Maria Prodi, nel corso di una conferenza-stampa congiunta con i rappresentanti dei sindacati della scuola.
“I due regolamenti di attuazione dei provvedimenti del ministro Gelmini – ha detto l’assessore regionale - approvati definitivamente due settimane fa dal Governo, assieme al regolamento sul personale non docente la cui approvazione è imminente, disegnano una drammatica perdita di posti di lavoro e un taglio nei servizi la cui gravità non è stata finora sufficientemente colta. Tagli pesanti – ha aggiunto – che intervengono pur in presenza della forte domanda di scuola che hanno espresso le famiglie umbre, sia in qualità che in quantità. La grandissima maggioranza, il 90 per cento, ha chiesto per i propri figli un tempo scuola di 30 ore o 40 ore, ma con i tagli previsti negli organici e nelle risorse da parte del Governo, questa domanda resterà inevasa”.
“I problemi derivanti dalla mancata riforma dell’istruzione superiore, dovuta ai ritardi del Governo – ha proseguito Prodi – sono stati scaricati sulle scuole elementari e medie, con la previsione di esuberi che, in un momento di crisi economica come l’attuale, rischiano di vanificare l’impegno delle Regioni di costruire una rete affinché non si crei disperazione sociale, avvalendosi anche delle risorse comunitarie del Fondo sociale europeo. Un tessuto come quello umbro – ha detto ancora – non è in grado di assorbire questa mole di tagli. Si creerà ulteriore disoccupazione intellettuale femminile, che
“Al Governo – ha detto l’assessore Prodi - chiediamo, pertanto, di rimettere in discussione i suoi provvedimenti, di rispondere alle domande delle famiglie e nello stesso tempo evitare che centinaia di lavoratori subiscano una drammatica fuoriuscita dalla scuola, senza alcuna copertura di ammortizzatori sociali”.
“Dal prossimo anno scolastico, a causa di questi tagli indiscriminati – ha detto Giambaldo Bianchi, segretario regionale Snals – le scuole non saranno in condizione di funzionare per l’impossibilità di sostituire docenti o personale non docente assente. E l’Umbria, tra le Regioni più virtuose nell’applicazione dei provvedimenti ministeriali, rischia di essere ancora più penalizzata”.
“La nostra protesta – ha rilevato Ivana Barbacci, segretaria regionale Cisl Scuola – non è solo per il mantenimento dei posti di lavoro, ma per la difesa del sistema pubblico dell’istruzione. Gli oltre 500 posti che stimiamo si perderanno nelle scuole elementari e medie – ha aggiunto – secondo i nostri calcoli si traducono in una decurtazione del 7-10 per cento di docenti in ogni istituto scolastico autonomo. Su un organico medio di 60-70 insegnanti, ci saranno 6-7 unità in meno. Ciò significa la dismissione della proposta di offerta formativa e che le famiglie sono state ingannate quando è stato detto loro che avrebbero potuto scegliere il tempo scuola di 30 o 40 ore. Per quanto riguarda il personale non docente, in ogni istituto prevediamo un calo di 5 collaboratori scolastici e di 2-3 assistenti amministrativi e questo comporterà che non si riusciranno ad aprire i punti di erogazione del servizio, ad assicurare la vigilanza sui minori, a garantire l’ordinaria amministrazione”.
“Dal primo settembre – ha detto ancora Barbacci – si potrà fare l’80 per cento in meno rispetto a quanto offrono oggi le scuole. Una situazione che vogliamo far conoscere attraverso assemblee con le famiglie, promuovendo anche ‘scuole aperte’ per riflettere insieme sulle conseguenze del modello di risparmio dei ministri Tremonti e Gelmini”.
Anche Giuliana Renelli, responsabile Scuola della Flc Cgil, ha parlato di “tagli devastanti” per le scuole umbre. “È la situazione più drammatica conosciuta finora – ha sottolineato – A livello nazionale, è stato proclamato uno sciopero per il 18 marzo in cui chiederemo al Governo di rivedere le sue posizioni. A Perugia, faremo un sit-in davanti alla Prefettura per denunciare che, se non ci saranno ripensamenti sui tagli, a settembre saranno possibili interruzioni di servizio e verrà negato il diritto allo studio. Problemi che, già in questo anno scolastico, si stanno presentando”.
Per Patrizia Basili, della Gilda Insegnanti, dietro ai tagli del Governo “non c’è alcun disegno didattico, ma anzi contrastano gli obiettivi didattici”. Giancarlo Cerafischi, della Uil scuola, ha annunciato l’intenzione di compilare un elenco con i nominativi di quanti perderanno il posto di lavoro e consegnarlo alla presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti.
“Siamo una Regione virtuosa – ha concluso l’assessore regionale all’Istruzione Prodi – con un patrimonio scolastico, articolato sul territorio, su cui hanno investito non il Governo, ma
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