CATANZARO (UNONOTIZIE.IT)

"Dico Basta! voglio vivere pienamente o morire!”

Il 7 aprile, a Roma, alle ore 10, l'imprenditore e testimone di giustizia Giuseppe Masciari inizierà lo sciopero della fame e della sete.

Cittadino che ha denunciato la 'ndrangheta, Giuseppe Masciari vive da 12 anni sotto il programma di protezione che ha "sospeso" la sua vita, comportandogli privazioni e sofferenze patite unitamente alla sua famiglia.

Il Tar Lazio, in data 23 gennaio 2009, dopo ben quattro anni di attesa, ha emesso la sentenza sul ricorso presentato dal Masciari nel 2004 contro la revoca del programma di protezione cui era sottoposto.

Ad oggi, tale sentenza non trova attuazione da parte del competente Ministero degli Interni, nonostante la richiesta di ottemperanza.

L'estremo gesto di protesta a cui ora Giuseppe Masciari si accinge è una costrizione dettata dalla necessità di vedere riconosciuti i diritti, suoi e della sua famiglia, a vivere in sicurezza e a riprendere una attività lavorativa, anche se non più da imprenditore quale egli era precedentemente alla denuncia.

La protesta, come riferito nelle ultime notizie, avrà luogo nei pressi del Palazzo del Quirinale, in quanto riferimento istituzionale della garanzia dei diritti costituzionali della Repubblica Italiana.

 

Ogni persona che viene a conoscenza della mia storia, sottolinea Masciari, mi allunga la vita di un giorno.

Ma chi è Pino Masciari?

Giuseppe Masciari è un imprenditore edile della Calabria, sottoposto a programma speciale di protezione dal 18 ottobre 1997, insieme a sua moglie e ai loro due bambini, per aver denunciato e fatto condannare numerosi esponenti della ‘ndrangheta, alcuni dei quali collusi con il mondo della politica.

Dal giorno in cui ha scelto di ribellarsi al racket, Pino Masciari ha visto non solo le sue imprese venire condannate al fallimento dalla criminalità organizzata, ma anche, certo più importante, la sua famiglia venir confinata in una località protetta, dalla quale guardar trascorrere il tempo senza poterlo vivere.

Sviluppi recenti con delibera del 27 ottobre 2004, la Commissione Centrale del Ministero dell’Interno ha estromesso la famiglia Masciari dal programma di protezione, pur avendo la medesima Commissione ritenuto, soltanto qualche mese prima, persistere “gravi ed attuali profili di rischio che non consentono di poter autorizzare il ritorno del Masciari e del suo nucleo familiare nella località d’origine”.

Pino si è appellato in tribunale contro questa delibera, e contro quelle che sono seguite.

È stato l’inizio di un calvario giudiziario, culminato con la comunicazione del 19 settembre 2008, da parte del presidente della Commissione Centrale di Protezione (e sottosegretario all’Interno), che a partire da quel giorno “il Masciari era autorizzato a muoversi in autonomia”.

Pino si è allora rivolto al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, che si è pronunciato il 23 gennaio 2009.

La sentenza riconosce ai Masciari la fondatezza di alcune delle loro doglianze.

In particolare modo stabilisce che il programma di protezione non è “a scadenza”, ma l’ Amministrazione viene indicata come responsabile ai fini della valutazione del pericolo e del rischio di vita e delle conseguenti misure di protezione da assicurare.

Si attendono da parte del Ministero degli Interni immediate misure volte a:

• favorire il processo di reinserimento della famiglia Masciari nel mondo sociale e lavorativo;

• liquidare il risarcimento riconosciuto dallo stesso Ministero dell’Interno per il fallimento dell’impresa edile in quanto “ nessun dubbio sussiste circa il nesso causale tra le estorsione subite e la dichiarazione di fallimento della propria azienda”.

• redigere una chiara valutazione del rischio attualmente incombente sulla famiglia del testimone di giustizia, e predisporre di conseguenza la protezione adeguata.

La scelta di Pino Masciari. 

Ad oggi il Ministero degli Interni non ha provveduto ad ottemperare la sentenza del T.A.R.

I Masciari hanno chiesto a tal fine, per tramite del loro legale, la formale ottemperanza della suddetta sentenza, con la relativa messa in mora nei termini di legge.

Ha inoltre trasmesso gli atti della vicenda alle tre alte Cariche dello Stato – Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Presidente della Camera – ponendoli quali garanti del suo diritto.

Non ha ricevuto alcuna risposta.

Esasperato dal silenzio assordante delle istituzioni, Pino ha scelto di ricorrere ad un atto estremo.

Il 26 marzo 2009 ha annunciato la decisione di intraprendere lo sciopero della fame e della sete: “scelgo l’atto estremo di porre fine all'ipocrisia che finge di tutelarmi uccidendomi quotidianamente.

Nel caso in cui non avvenga la applicazione della sentenza, come da mio diritto, smetterò di alimentarmi.”

Cosa richiede questa istanza?

Questa nostra richiesta, rivolta al Ministero degli Interni, esige la straordinarietà di ciò che in uno stato civile è la assoluta normalità: il rispetto di un diritto sancito da una sentenza.

Si reclama che le istituzioni italiane adempiano il proprio dovere e diano seguito a quanto statuito dal T.A.R. del Lazio.

Nulla di più.

Pino chiede il ripristino immediato dei suoi diritti.

Lo sancisce la legge.

Lo pretende lo Stato di Diritto.

 

Associazione Nuovo Paradigma e gli Amici di Pino Masciari

Per qualunque approfondimento si rimanda al Blog di Pino Masciari e dei suoi amici: http://www.pinomasciari.org/

 

VIDEO:

APPELLO DI PINO MASCIARI

APPELLO DI MARISA MASCIARI 

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