La riforma delle scuole superiori, annunciata nel dicembre 2009 e definita come epocale dal ministro, è ancora clandestina e confusa: lo sostiene l’assessorato all’istruzione della Regione Umbria, evidenziando che la riforma è stata maliziosamente differita fino allo scioglimento dei consigli regionali e a ridosso delle iscrizioni scolastiche, così da impedire  alle Regioni di svolgere il loro ruolo di pianificazione dell’offerta formativa sul territorio. C’è – prosegue la Regione -  una campagna informativa che annuncia l’apertura delle iscrizioni fra pochi giorni e la loro chiusura nel mese successivo, ma sul sito del ministero mancano ancora i regolamenti approvati in consiglio dei ministri il 4 febbraio scorso, che sono invece leggibili solo in modo informale su alcuni siti specializzati. 

Gli uffici scolastici regionali passano alle scuole informazioni che non hanno alcun fondamento normativo, né la dignità di una circolare. Per capire esattamente che cosa succederà nei territori – proseguono in assessorato - è fondamentale sapere quali vecchi indirizzi si trasformeranno in nuovi indirizzi ad opera  della riforma, mentre in questo contesto nessun atto regionale poteva distribuire sul territorio indirizzi di scuole che il ministero non aveva e non ha ancora definito ufficialmente. Sulle  scuole e sui loro dirigenti – proseguono all’assessorato - è stato scaricato dal ministero il compito di chiedere, nella confluenza fra vecchi e nuovi indirizzi, quali transizioni debbano avere le sperimentazioni che la riforma estingue.

Ciascuna scuola cerca di avere il massimo delle opportunità per salvare posti di lavoro e prestigio, mentre gli uffici scolastici regionali si attribuiscono competenze proprie delle Regioni con la possibilità, che anche la Regione Umbria sta valutando,  di vedere impugnati atti che sono lesivi delle competenze regionali. Anche le bozze dei regolamenti presenti in internet e forse corrispondenti al testo approvato  mancano di chiarezza su nodi fondamentali ancora da sciogliere e su cui invece arrivano indicazioni  tassative dei dirigenti seppure in assenza di una  base legale.


Per esempio – si chiedono in assessorato -  quali scuole potranno attivare il liceo delle  scienze applicate che fino a ieri sembrava dover raccogliere l’esperienza della sperimentazione “Piano nazionale di informatica” negli scientifici e che invece, secondo notizie informali diramate dal ministero, dovrebbe  essere assegnato agli indirizzi sperimentali scientifico-tecnologici?    Secondo i criteri del ministero, a Perugia si passerà da due a quattro licei scientifici, con che effetti? Gli indirizzi musicali e coreutici a chi andranno? E il nuovo indirizzo economico-sociale? Come fanno le scuole a fare orientamento se a ridosso delle iscrizioni non ci sono i regolamenti e troppi nodi restano aperti? Ci sono due modi – suggerisce la Regione - per razionalizzare la distribuzione degli indirizzi. Il primo consiste nell’operare quella pianificazione che solo la Regione può compiere concertandola con i territori. Il secondo stabilire da Roma astratti criteri di confluenza, e constatare a valle quali scuole sopravvivono e quali no secondo una selezione darwiniana. Ma la scuola non è un “temporary shop” - concludono in assessorato,  non  può aprire un anno e chiudere il seguente.

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